Da Zenit di Luca Marcolivio
Uno striscione con la scritta “Bella Fra” – che richiama un’espressione gergale, tipica dei giovani romani – ha accolto a metà pomeriggio papa Francesco all’ingresso della basilica parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio, a due passi dalla stazione Termini.
Il sagrato della chiesa retta dai salesiani era gremito di centinaia di fedeli giunti in gran numero, nonostante il violento temporale che si è abbattuto sulla capitale. A fare gli onori di casa il parroco don Valerio Baresi, accompagnato dal cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini.
Giunto a bordo dell’ormai nota Ford Focus, il Santo Padre si è fermato a salutare personalmente i parrocchiani, quando improvvisamente è spuntato l’arcobaleno. “Che Dio ci benedica tutti con quest’acqua. Anche l’acqua è benedetta”, aveva detto poco prima il Papa.
Dopo aver rivolto ai fedeli la sua consueta esortazione “pregate per me”, Francesco si è recato all’interno della chiesa, dove ha incontrato alcuni rifugiati e senza tetto (questi ultimi per lo più extracomunitari ma vi sono anche molti italiani) ospiti del vicino centro d’accoglienza di via Marsala.
Si è poi diretto in sacrestia per i preparativi alla messa domenicale da lui presieduta, non prima di aver esaudito la richiesta di ricevere la confessione da parte di alcuni parrocchiani.
Durante l’omelia, papa Francesco ha tratto spunto dal Vangelo del giorno (Gv 1,29-34), ricordando come, vedendo arrivare Gesù tra la folla dei battezzandi, Giovanni il Battista intuisce subito che si tratta di colui che “verrà a salvarci”, ci darà la “forza della speranza”.
Il Santo Padre, come già fatto durante l’Angelus odierno, si è soffermato sul concetto di Gesù come Agnello di Dio. Come può “un agnellino debole togliere molti peccati e tante cattiverie? Con l’Amore. Con la sua mitezza”.
Gesù, ha aggiunto il Pontefice, non smette mai di essere agnello: “mite, buono, pieno d’amore, vicino ai piccoli, vicino ai poveri. Era lì, fra la gente, guariva tutti, insegnava, pregava”.
Sebbene ognuno di noi si porti sulle spalle un fardello di peccati così pesante da ammettere di “non poter portarlo nemmeno con un camion”, Cristo è venuto “per quello: per perdonare, per fare la pace nel mondo, ma prima nel cuore”.
Inoltre Gesù viene a toglierci la “tormenta” o il “buio” che possiamo avere nel cuore, la nostra tristezza e i nostri sensi di colpa.
Vedendo Giovanni Battista che “dà testimonianza di Gesù come Salvatore, dobbiamo crescere nella fiducia in Gesù”, ha detto Francesco.
Spesso abbiamo fiducia nelle persone, nei fratelli e nelle sorelle, che sono qui “per aiutarci”. Possiamo aver fiducia in un medico, il che è legittimo “perché guarisce le persone”, ha proseguito il Papa, aggiungendo che “è buono avere questa fiducia umana tra di noi”, tuttavia la vera “chiave del successo nella vita” è avere “fiducia nel Signore”.
Di fronte a peccati, difficoltà o momenti di buio, ha sottolineato il Pontefice, dobbiamo sempre fare la “scommessa” di affidarci a Dio che “mai delude”. E rivolto ai ragazzi della parrocchia, ha ripetuto: “Gesù mai delude”.
La testimonianza di Giovanni ci ricorda quindi di “Gesù, il buono, il mite, che finirà come un agnello: ucciso. Senza gridare. Lui è venuto per salvarci, per togliere il peccato. Il mio, il tuo e quello del mondo: tutto, tutto”.
Papa Francesco ha quindi invitato a “chiudere gli occhi” e a immaginare la scena di Giovanni che battezza Gesù e pronuncia la frase: “ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.
“Nel silenzio, ognuno di noi dica qualcosa a Gesù nel suo cuore”, ha poi aggiunto, a conclusione dell’omelia.
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