Con oltre il 98% di consensi, gli egiziani hanno approvato la proposta di nuova Costituzione, composta da 247 articoli. Al referendum di martedì e mercoledì scorsi hanno votato poco più di venti milioni sui 53,5 milioni di aventi diritto, un’affluenza maggiore, poco meno del 39%, rispetto a quella del 33% registrata durante le votazioni del dicembre 2012 per approvare la Costituzione dei Fratelli Musulmani. Un risultato che soddisfa il governo ad interim del generale Al Sisi, che probabilmente diventerà il prossimo presidente egiziano, ma che non permette di parlare di appoggio incondizionato degli egiziani ai militari.
Alcuni passi avanti. La nuova Carta, in cui risultano più difesi i diritti dei bambini (art.80), definisce minorenne chi abbia meno di 18 anni di età, vieta il lavoro minorile fino al completamento del percorso di studi e prevede particolari tutele per i minorenni imputati e testimoni nei processi e obbliga lo Stato a proteggerli da ogni forma di violenza, quella sessuale compresa. Passi in avanti nel campo della parità tra uomini e donne (art.11) con queste ultime che possono accedere alle alte cariche amministrative e giudiziarie dello Stato. La Costituzione sancisce anche che lo Stato deve garantire l’equilibrio tra le opportunità di lavoro e i doveri familiari delle donne. L’articolo 91 proibisce il rimpatrio forzato dei rifugiati politici e il 52 vieta la tortura che diventa un crimine non soggetto a prescrizione. Il testo costituzionale stabilisce, inoltre, che un sospetto venga portato di fronte a un magistrato entro 24 ore dall’arresto e alla presenza del suo avvocato (articolo 54).
Costituzione e minoranze religiose. Il testo costituzionale appena approvato presenta, inoltre, molte aperture nei confronti delle minoranze, compreso l’esercizio della libertà religiosa, pur restando l’Islam la religione ufficiale del Paese. Monsignor Antonios Aziz Mina, vescovo di Giza, rappresentante della Chiesa copto-cattolica all’interno della Costituente che ha redatto il nuovo testo, dichiara tutta la sua soddisfazione per l’esito del voto: “È stata una festa. Gli egiziani hanno voluto, in tal modo, scegliere una via democratica e laica diversa da quella indicata dai Fratelli Musulmani. Tuttavia non è stato un voto contro la Sharia ma contro l’intromissione della religione dentro la nostra vita politica. La Sharia, come ogni religione, è nel cuore di ogni fedele, cristiano e musulmano che sia e non può essere strappata via. Altra cosa è l’ingerenza nella vita politica di un Paese”. Nel preambolo si ricorda che il popolo egiziano ha accolto la Vergine Maria e suo figlio Gesù durante la sua fuga in Egitto, “un riferimento che esprime il rispetto e l’apprezzamento per la religione cristiana”, spiega il vescovo che ricorda anche la frase, presente sempre nel preambolo, di papa Shenouda III: “L’Egitto non è una patria in cui viviamo, ma una patria che vive in noi”. Parole che ribadiscono “il legame stretto, storico, con la componente cristiana”. Diversi gli articoli della Costituzione che riguardano i cittadini egiziani di fede cristiana, il 3, il 50, il 53, il 64, il 74, il 180, il 235 e il 244. Nell’art.3 viene stabilita l’indipendenza della Chiesa e dei fedeli cristiani per ciò che riguarda le loro scelte religiose, mentre nel 50 si ribadisce l’importanza dell’eredità culturale egiziana in ogni sua forma, quindi anche il contributo copto, sottolineando il mantenimento delle varie componenti del pluralismo culturale del Paese. Particolarmente importante è l’articolo 53 che sancisce l’uguaglianza dei diritti, dei doveri e delle libertà dei cittadini senza alcuna discriminazione su base religiosa. Ogni incitamento all’odio, ogni persecuzione viene definito un crimine. Un particolare apprezzamento monsignor Mina lo riserva all’articolo 64 che attesta “l’assoluta libertà di religione e di culto come anche quella di avere luoghi di preghiera”. Come a dire, spiega il rappresentante cattolico, che “adesso si può passare da una religione all’altra senza alcuna restrizione. Speriamo che il diritto traduca quanto prima in legge questo assunto”. Riguardo ai luoghi di culto, il presule segnala anche il collegamento con l’art.235 che stabilisce che il Parlamento, subito dopo l’adozione della Costituzione, si impegni a “emanare una legge che regoli la costruzione e la ristrutturazione delle chiese per assicurare il libero esercizio di culto per i cristiani”.
Un testo da applicare. “Perché questo testo non resti vuoto – conclude monsignor Mina – occorre la volontà politica del Parlamento che deve emanare le leggi per tradurre in pratica i dettami. Il popolo dovrà rivendicare i suoi diritti. L’Egitto potrà ripartire se i principi della Costituzione saranno applicati”. L’incognita? “Cosa faranno adesso i Fratelli Musulmani. Speriamo non ricorrano a un’opposizione armata. L’Egitto è cambiato: l’articolo 1 stabilisce che l’Egitto è una parte del mondo arabo e non di quello islamico”.
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