Un invito forte e deciso a votare per il rinnovo dell’Europarlamento, a sostenere il “progetto europeo” fondato sui principi di solidarietà e di sussidiarietà, e al contempo, a far sentire la voce dei cristiani sulla scena continentale. Sono gli elementi essenziali che emergono dalla dichiarazione dei vescovi europei, presentata a Bruxelles il 20 marzo dal cardinale Reinhard Marx a nome della Comece, Commissione degli episcopati della Comunità europea.
Partecipare al processo democratico. Il documento vorrebbe costituire un contributo dei vescovi dei Paesi aderenti Ue in una fase particolarmente travagliata per l’Europa, segnata dalla crisi economica, da un diffuso senso di sfiducia, dai populismi e dai nazionalismi. Proprio in questo frangente, dichiarano i vescovi, l’esito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo “darà forma alla legislatura Ue per i prossimi cinque anni e avrà rilevanti implicazioni per coloro che guideranno l’Unione”. Il testo è stato presentato, non a caso, a poche ore di distanza dall’inizio di un’importante riunione del Consiglio europeo, che affronta la situazione in Ucraina e, ancora una volta, la risposta alla crisi economica. Secondo i vescovi europei, dunque, “è essenziale che i cittadini Ue partecipino al processo democratico esprimendo il loro voto il giorno delle elezioni”, fissate il 22-25 maggio. “Più elevata sarà l’affluenza, più forte sarà la nuova legislatura”. “Sentiamo come nostro dovere, quali vescovi della Comece, di offrire orientamenti all’elettore formandone la coscienza, e desideriamo farlo sottolineando le questioni di rilievo, valutandole attraverso il prisma della dottrina sociale cattolica”. I vescovi si augurano peraltro che tali “raccomandazioni” giungano non solo ai credenti, ma “possano essere ascoltate con favore anche da parte di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno a cuore il successo del progetto europeo”.
Sperare, nonostante la crisi. I vescovi ribadiscono dunque il diritto-dovere del voto. Sottolineano quindi la gravità del momento connessa alla crisi economica che perdura dal 2008. Al contempo aggiungono che “il messaggio cristiano è un messaggio di speranza”. Dunque “è nostra convinzione che il progetto europeo sia ispirato da una visione nobile del genere umano. Singoli cittadini, comunità e anche Stati-nazione devono essere capaci di mettere da parte l’interesse particolare alla ricerca del bene comune”. La dichiarazione richiama in proposito l’esortazione “Ecclesia in Europa” di Papa Giovanni Paolo II del 2003, ritenuta “un testo di speranza”, ed è “con ferma convinzione in un futuro migliore che la Chiesa si accosta alla sfida europea”. La Comece si concentra quindi su otto argomenti prioritari che hanno a che fare con le politiche comunitarie. “È importante – vi si legge – che il susseguirsi dei passi nella direzione dell’unità all’interno dell’Ue non sacrifichi il principio di sussidiarietà, un pilastro basilare dell’unica famiglia di Stati-nazione che costituiscono l’Ue, né comprometta le risalenti tradizioni prevalenti in così tanti tra gli Stati membri”. Secondo punto: “Un altro pilastro dell’Unione, ma anche un principio posto alla base della dottrina sociale cattolica, è quello di solidarietà. Occorre fare in modo che esso guidi le politiche a ogni livello all’interno dell’Ue”; “dobbiamo costruire un mondo differente, con la solidarietà al suo cuore”.
Vita, famiglia, migrazioni. Quindi, terzo aspetto, “è essenziale ricordare che tutte le aree delle politiche socio-economiche sono sorrette da una visione dell’uomo radicata in un profondo rispetto della dignità umana. La vita umana deve essere protetta dal momento del concepimento fino a quello della morte naturale. La famiglia, quale elemento costruttivo fondamentale della società, deve anch’essa godere della protezione di cui necessita”. Seguono precise annotazioni sui movimenti migratori, segnalando che “la responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo deve essere condivisa in maniera proporzionata dagli stati membri”. Infine il documento Comece richiama i temi ambientali, la libertà religiosa (“è una caratteristica fondamentale di una società tollerante e aperta”), le “misure volte a proteggere il giorno di riposo settimanale comunemente condiviso, che è la domenica”, il “cambiamento demografico”. I vescovi ricordano che l’Ue “è a un punto di svolta”, e dunque va sostenuta, perché “abbiamo troppo da perdere da un eventuale deragliamento del progetto europeo”. La dichiarazione dei vescovi si chiude con un appello: “È essenziale che tutti noi cittadini europei ci rechiamo ai seggi elettorali il 22–25 maggio. Noi vescovi raccomanderemmo che il voto venga espresso in risposta alle sollecitazioni di una coscienza informata”.
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