Via CrucisDi Giuseppe Del Signore e Fabio Mandato

Una carrozzella avanza dietro la croce in mezzo a cinquemila candele accese per accompagnarla nella notte. Un volto avanza tra la folla impaurito e riconoscente. Gloria avanza tenuta per mano da una volontaria, è una delle tante, troppe ragazze vittime della tratta, testimone e simbolo della Via Crucis per le donne crocifisse svoltasi ieri sera (21 marzo) a Roma e organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalla pastorale giovanile diocesana a cui hanno aderito numerose altre associazioni e movimenti cattolici. Un popolo in cammino. In cinquemila sono partiti da piazza Santi Apostoli e sono giunti sino a Santa Maria in Traspontina, attraverso un percorso di otto tappe nel cuore della Capitale. “Il centro della città – ha affermato monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare per il Settore Centro della diocesi di Roma – deve rappresentarne l’anima, perché dal cuore di questa città possa nascere una speranza di liberazione”. Rivolta a tutte quelle donne “condannate sulla strada dell’ingiustizia, maltrattate ogni notte dai protettori, dai magnaccia e dai clienti”, come recita una delle riflessioni che sono state lette durante la serata. Dal Pantheon a piazza Navona, da San Salvatore in Lauro a Castel Sant’Angelo il corteo si è mosso tra lo sguardo partecipe delle persone affacciate ai balconi e quello distratto del popolo della movida. “Non possiamo tacere – ha spiegato al Sir don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII – dinanzi all’ingiustizia: donne che sono sulle strade e anche nei locali, vittime della tratta di esseri umani e della prostituzione schiavizzata. Quando si parla di prostituzione spesso l’accento va sulle escort e su quante vogliono fare questo mestiere e ci si dimentica delle vittime di un racket spietato, donne che non avranno futuro. Allora noi vogliamo alzare la croce, che per noi cristiani è un segno di resurrezione”.

Tante voci per sostenere le donne. Alla Via Crucis hanno partecipato tanti rappresentanti del mondo delle istituzioni, civile ed ecclesiale, tra cui il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, il ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta, e il segretario nazionale della Cisl,Raffaele Bonanni. “Sono commosso – ha confidato il cardinale Coccopalmerio – nel vedere tante persone che condividono le sofferenze di queste sorelle. Gesù s’incarna nelle persone che soffrono e nelle donne che hanno subito violenza”. Ha fatto eco al cardinale il ministro Lanzetta, “felice di essere qui a dare testimonianza in mezzo a persone che soffrono”. “Il sindacato – ha detto Bonanni – può intervenire sensibilizzando i lavoratori. Qui stasera ce ne sono molti che hanno accolto l’appello della Comunità Giovanni XXIII. Noi dobbiamo lavorare per creare un movimento che sostenga le iniziative contro la tratta con un supporto morale e materiale”. Tra una stazione e l’altra si sono alternate nel portare la croce diverse donne rappresentanti della società civile.

Dalla strada una proposta. Molto sentita anche la partecipazione delle associazioni. “Di fronte alle continue notizie di violenze – ha dichiarato Roberto Mineo, presidente del Centro italiano di solidarietà don Picchi, attivo anche nel sostegno alle donne vittime della tratta – restiamo allibiti e ci chiediamo come sia possibile questa violenza incontrollata, quasi non fossimo creature razionali”. “Vogliamo ascoltare il grido di queste donne crocifisse – ha esclamato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Papa Giovanni XXIII -, camminare con loro. Non vogliamo essere conniventi con queste atrocità. Marciamo con queste donne che hanno un grande senso della famiglia, sono madri amorevoli e hanno grande dignità”. Al termine della Via Crucis proprio Ramonda ha lanciato tre iniziative a sostegno della lotta contro la tratta: “Vorrei lanciare tre proposte perché questa serata diventi cambiamento. La prima al governo, perché approvi un piano anti-tratta per combatterla alla radice scoraggiando la domanda. Con la seconda chiediamo ai parlamentari di superare le divisioni per adottare anche in Italia il modello nordico, l’unico finora dimostratosi efficace contro la prostituzione. Terza proposta, vi chiediamo di continuare a sostenere la petizione che abbiamo lanciato online. È il tempo della responsabilità, di non lasciare più soffrire nessuno”. Perché, con le parole del vice capo della Polizia di Stato, Alessandro Marangoni, “in fondo al tunnel c’è la luce”. Anche per Gloria.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *