Di Antonio Gaspari da Zenit
La Misericordia di Dio è più forte del male e della stessa morte. Lo ha spiegato stamane papa Francesco, prima della preghiera dell’Angelus, commentando la risurrezione di Lazzaro. Il Vescovo di Roma ha ricordato che essa “è il culmine dei segni prodigiosi compiuti da Gesù: è un gesto troppo grande, troppo chiaramente divino per essere tollerato dai sommi sacerdoti”. A questo proposito l’apostolo Giovanni ha scritto nel Vangelo (11,53) che “da quel giorno dunque decisero di ucciderlo”.
Secondo il Pontefice, con le parole: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25), Gesù annuncia che chi seguirà il suo comandamento ‘dopo la morte avrà una vita nuova, piena e immortale’.
Per il Vescovo di Roma, il Signore vuole che tutti abbiano la vita in abbondanza, perché “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati”.
“Lui – ha sottolineato – non si rassegna a questo! Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre”.
L’invito di Gesù è verso la vera libertà. Un invito, ha ripetuto il Papa, “a lasciarci liberare dalle ‘bende’ dell’orgoglio”, perché – ha aggiunto – “l’orgoglio ci fa schiavi, schiavi di noi stessi, schiavi di tanti idoli, di tante cose”.
Papa Francesco è convinto che quando decidiamo di far cadere la nostra maschera del peccato comincia la nostra risurrezione, ritroviamo la luce e la vita e “troviamo il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio”.
Il Papa ha concluso invitando tutti i presenti a ripetere che “non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”, perché “il Signore è sempre pronto a sollevare la pietra tombale dei nostri peccati, che ci separa da Lui”.
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