Da Zenit

Il divorzio fa male ai divorziati. È questo il dato che emerge dal Rapporto Caritas 2014 su povertà ed esclusione sociale chiamato False partenze. Il documento, realizzato attraverso l’esperienza di ascolto, osservazione e animazione svolta da 220 Caritas diocesane presenti in Italia, rivela che è cambiato il profilo tipo dei nuovi poveri. Se, infatti, sino a pochi anni si trattava di immigrati e anziani, oggi l’indigenza colpisce di più chi è reduce dalla chiusura di un rapporto matrimoniale.

Il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere ai beni di prima necessità; di questi, solo il 23,7% si trovava nella stessa condizione prima della separazione.

Ma non è finita. Gli effetti negativi della separazione colpiscono anche l’ambito psicologico: il 66,7% accusa un più alto numero di sintomi rispetto alla pre-separazione. Inoltre, la separazione incide negativamente anche sul rapporto padri-figli: il 68% degli intervistati afferma d’aver riscontrato un cambiamento nel rapporto con la prole, che nel 58,2% si rivela peggiore rispetto a prima.

L’incremento di nostri connazionali che fanno ricorso all’aiuto della Caritas è testimoniato dal fatto che l’85,3% di questi divorziati neo-poveri è di nazionalità italiana. Il 42,9% è coinvolto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8% in procedimenti di divorzio.

Come evidenziato anche dal sito “Redattore Sociale”, uno degli ostacoli all’aiuto delle persone in difficoltà è lo scarso utilizzo dello strumento “Prestito della speranza” voluto dalla Cei: avrebbe dovuto raggiungere circa 30 mila famiglie in gravi condizioni a causa della crisi economica, ma dopo cinque anni dalla sua presentazione, questo servizio ha erogato 3.583 prestiti, utilizzando così soltanto il 18% delle risorse a disposizione.

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