Di Daniele Rocchi
Muoversi da terre segnate da drammi come quelli degli sbarchi dei migranti o colpite da calamità naturali per arrivare in altre che vivono situazioni analoghe e farsi, così, compagni di strada con chi vi abita. Sono i giovani volontari delle Caritas diocesane di Agrigento e di Sassari che da qualche anno organizzano veri e propri cantieri della solidarietà, in Tunisia i primi e, in Romania i secondi. Il tentativo è quello di riavvicinare persone e popoli geograficamente troppo vicini per essere culturalmente ancora così distanti.
Dare speranza a chi fa fatica oggi. “Hanno detto che siamo dei bamboccioni, dei choosy, degli sfigati – spiega Giuseppe La Rocca, operatore della Caritas di Agrigento – invece siamo giovani con la voglia di sporcarsi le mani, con voglia di fare, a dispetto dei tanti problemi che possiamo avere già in casa nostra nel costruirci una vita, trovare un lavoro o mettere su famiglia”. E così tra impegni di studio o di lavoro, per chi un impiego lo ha già, La Rocca con altri volontari cerca di coinvolgere giovani dai 22 anni in su per proporre un’esperienza di crescita personale ed umana come quella di campi di volontariato estivi in Tunisia. Una sorta di viaggio al contrario, rispetto ai migranti in arrivo a Lampedusa, che porterà dei giovani italiani a sbarcare sulle coste africane. “L’iniziativa – racconta Giuseppe – è partita nel 2012 a Tunisi, l’anno seguente si è svolta a Sousse dove torneremo anche quest’anno per prestare servizio presso l’ospedale oncologico pediatrico. Qui durante il campo di volontariato incontreremo anche studiosi e personalità del Paese ma soprattutto, ed è la novità di questo 2014, moltissimi giovani tunisini di fede musulmana che si sono organizzati in associazioni di volontariato subito dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2010-2011. È stata proprio questa rivolta ad introdurre il tema del volontariato verso le persone più svantaggiate”. Per preparare al meglio i giovani, circa 10, che prenderanno parte al campo della prossima estate, la Caritas di Agrigento sta promuovendo dei percorsi formativi che riguardano anche altre attività a favore dei migranti, o gli “Ability camp” per le persone diversamente abili. “In questi servizi di prossimità agli ultimi – aggiunge La Rocca – cerchiamo persone speciali che ci aiutino a dare speranza nel domani a chi fa fatica a vivere nell’oggi. I progetti, infatti, assumono un senso più profondo quando le persone si incontrano e si conoscono, lavorano, giocano e sperano insieme”.
La fantasia della carità. Ovvero come diventare dei clown per aiutare minori abbandonati rumeni assistiti dalle suore della Casa del Sorriso di Mariele, situata a Braila, 300 km. da Bucarest. Dal 2010 gruppi di giovani volontari della Caritas di Sassari aiutano le religiose nel cercare il recupero fisico e psicologico di questi minori garantendo loro anche un’istruzione scolastica. Alessio Marras e Lidia Lai sono due volontari della Caritas Sassari che, insieme ad altri loro amici, si travestono da clown per animare i piccoli della casa, 24 i residenziali e 10 quelli che frequentano il centro diurno. “La clowneria – spiegano i due – ci aiuta nel comunicare meglio con loro e attraverso gesti, abiti colorati, parrucche e nasi rossi riusciamo a creare dei ponti di amicizia. Ma non vogliamo fare i clown, vogliamo essere clown. Per noi il circo è un modo per avvicinarci a questi bambini, farci loro prossimo. Il clown è colui che da ogni oggetto sa tirare fuori uno stimolo, una risata. Il trucco serve a valorizzare i nostri difetti, ci aiuta a non essere sempre perfetti come impone la società in cui viviamo”. Una esperienza di vita questa che i giovani di Sassari ripeteranno anche in agosto, quando torneranno nella Casa del Sorriso. Intanto il circo monta le sue tende anche nelle parrocchie della diocesi dove pure sono tanti bisogni e le necessità. “Con il Circo in Parrocchia, giunto al terzo anno – dichiarano i due giovani – si vuole proporre un percorso educativo, di crescita umana e spirituale, per incoraggiare negli adolescenti domande sulla propria identità stimolando domande di vita che richiedono risposte personali”. Le arti circensi sono così colte come opportunità per “avvicinare le tante periferie che incontriamo e per mostrare il meraviglioso ‘oltre che ci offre il Vangelo”. E perché siano sempre di più coloro che vogliono provare questa esperienza sono stati attivati dei laboratori di Arti Circensi, con al centro il personaggio del clown, in realtà significative del territorio per rispondere ad un bisogno concreto con la fantasia della Carità”.
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