Convivialità, cum-vivere, vivere insieme. Sulla scia delle parole di don Tonino Bello, quando affermava che la pace è la convivenza costruttiva delle differenze, è nata ad Alessano (Le), città natale del vescovo dei poveri, “La casa della convivialità”, ex monastero dei frati francescani conventuali, completamente ristrutturato, con fondi dell’otto per mille, della comunità parrocchiale, della diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca e donati dai privati. Alla presenza del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, e di monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, è stata inaugurata ieri la struttura che sarà al servizio della carità e dell’accoglienza, proprio in onore del carisma e della spiritualità di don Tonino Bello, e sarà gestita dalle suore Compassioniste serve di Maria. Potrà ospitare fino a 30 persone, e ha diverse sale per i servizi, per gli incontri, ma anche un bellissimo chiostro di 200 metri quadrati. Tanti sono i fedeli che numerosi accorrono sulla tomba di don Tonino, soprattutto da quando è stato avviato il processo di canonizzazione. Così è nata l’idea di realizzare un centro di accoglienza che possa ospitare i pellegrini in un luogo che è in perfetta armonia con la spiritualità che i fedeli cercano nel loro pellegrinaggio ad Alessano.
Nel nome di don Tonino. Autorità comunali, provinciali e regionali, decine di sacerdoti, frati e suore, ma soprattutto migliaia di persone in festa per le strade della città di don Tonino. La processione, i canti, il silenzio nella solennità del momento, la gioia dipinta negli occhi di tutti coloro che hanno voluto essere presenti per omaggiare un grande uomo di fede. Don Tonino, infatti, ha insegnato il desiderio di ritrovare continuamente la gioia e la forza cristiana. E la comunità di Alessano ha voluto partecipare concretamente al dono della casa d’accoglienza. “Quest’avvenimento – ha dichiarato un entusiasta mons. Angiuli – esprime il messaggio e la vita evangelica di don Tonino Bello. Lui ha dimostrato che la Chiesa ha una materna sollecitudine verso gli uomini e in particolare verso i poveri. Così si rafforza la Chiesa in Italia, una Chiesa che ama e si prende cura dell’uomo. La Casa della convivialità, grazie all’otto per mille, è un’opera di tutto il popolo. È un esempio di quel circolo concreto che si manifesta nella Chiesa italiana. Quella Chiesa che don Tonino ha servito per tutta la sua vita, lasciandoci il messaggio, che ci porta anche Papa Francesco, della carità e della gioia del vivere”. E il popolo di questo piccolo paesino del Salento ha saputo cogliere in pieno il suo messaggio. Ha seguito ciò che l’uomo di Dio don Tonino Bello diceva: “Perché nessuno si senta solo e tutti trovino un fuoco acceso”.
Il popolo e il pastore. Ha prima pregato sulla tomba di don Tonino, nel cimitero del comune salentino, ha presieduto la lunga e solenne concelebrazione nella Collegiata SS. Salvatore, e ha infine inaugurato la “Casa della convivialità”. Il presidente della Cei ha voluto ricordare il vescovo salentino, e non era certo solo. Tantissimi i fedeli e i pellegrini. Con loro il presidente della Cei si è fermato a dialogare, dispensando sorrisi e carezze soprattutto ai bambini. “La presenza di questi fedeli sulla tomba di don Tonino ci deve essere d’esempio – ha detto il card. Bagnasco -. La partecipazione fa fiorire la speranza anche di fronte alle difficoltà. Solo se stiamo insieme, con una grande fiducia nel futuro, nella vita, nel Signore che è vicino a noi, allora si può guardare al futuro con maggiore fiducia”. Stare insieme, cum-vivere appunto. Il card. Bagnasco ha tenuto a ribadirlo: “Don Tonino era testimonianza vivente di un pastore di Dio. Se il popolo ha bisogno del suo pastore anche il pastore ha bisogno del suo popolo affinché possa seguire il pastore di tutti: Cristo. Ma dove andiamo con Cristo? Nelle strade della fede dove a volte si pesca e a volte no. Non è importante il risultato, è importante camminare insieme e insieme a Lui. Anche il pastore ha bisogno di riconoscersi povero. Abbiamo bisogno e desiderio del perdono dei fratelli. E ognuno ha qualcosa da dare perché ognuno è dono con la sua presenza. In questo aiutare ed aiutarsi si ha il dono della convivialità e dell’eucarestia e don Tonino la viveva così”.
I poveri sono la carne di Cristo. “Aiutava i poveri, gli ultimi, perché in loro vedeva la carne di Cristo”. Il card. Bagnasco lo dice guardando la tomba di don Tonino Bello e lo ripete nel chiostro dell’ex monastero, ora diventato casa d’accoglienza.
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