Per molti giovani il servizio civile è un’occasione unica, permette di vivere un impegno costante di gratuità e di utilità sociale: un’esperienza controcorrente, perché nasce da un’idea di solidarietà e di cooperazione dentro una società che preferisce esaltare la competitività e gli interessi privati. Purtroppo il numero dei giovani coinvolti nel tempo è stato sempre più ristretto, perché i fondi stanziati per sostenerlo sono stati costantemente ridotti nel tempo.
Appare importante, dunque, il segnale dell’attuale Governo che nell’ambito di una riforma complessiva del Terzo Settore propone un “Servizio civile universale” rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni da svolgere per 8 mesi, con la possibilità di arrivare a un anno. Una prospettiva interessante, che trova asperità sul suo percorso.
Nell’annuncio si dichiara di voler arrivare a coinvolgere 100mila ragazzi ogni anno: un obiettivo estremamente ambizioso visto che la realtà ci dice che quest’anno forse i posti disponibili saranno 20mila. Gli enti di servizio civile si sono affrettati a sostenere che raggiungere la quota prevista sarà possibile ma solo a tappe. Certo, questo dovrà prevedere un programma da costruire dentro un itinerario da condividere e rispettare.
Nella proposta del Governo si è parlato anche di un servizio per la “difesa della patria”, una forte presa di posizione che introduce il concetto di un sistema di “difesa” rivoluzionario, dove la pace si costruisce attraverso azioni solidali e di giustizia sociale; una risorsa per il nostro Paese da difendere anche cercando di alimentare il senso civico con esperienze di cittadinanza attiva, che contrastino i sentimenti di violenza che appaiono lentamente tra le pieghe del nostro sistema: il bullismo, il tifo negli stadi, la discriminazione territoriale…
Tra le intenzioni della riforma si scorge quella di aumentare la formazione e l’orientamento all’acquisizione di abilità professionali. Questo però richiede una grande preparazione e disponibilità degli enti, molti dei quali nella loro quotidianità sono fortemente orientati all’azione e tendono a trascurare una proposta formativa completa.
Si prevede nell’idea anche un collegamento tra l’esperienza del servizio con il mercato del lavoro. Un tentativo che, però, dovrebbe essere ben calibrato altrimenti un momento solidale e di formazione alla cittadinanza potrebbe rischiare di diventare un mero apprendistato e svuotarsi del significato simbolico originale. Altro sarebbe se il contagio funzionasse al contrario e fosse il servizio civile a trasmettere quella radice di gratuità che oggi è carente nel mondo del lavoro.
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