Di Luca Marcolivio da Zenit
A meno di 48 ore dalla sua conclusione è ancora il viaggio in Terra Santa al centro dei pensieri di papa Francesco. Il Pontefice ha dedicato l’intera Udienza Generale odierna al suo pellegrinaggio, di cui ha tratto un bilancio davanti a decine di migliaia di pellegrini giunti in piazza San Pietro in una mattinata ormai pre-estiva.
Rinnovando la sua gratitudine a tutte le autorità che lo hanno accolto, a partire dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, fino ai Francescani della Custodia di Terra Santa e ai leader politici giordani, israeliani e palestinesi, il Santo Padre ha sottolineato come, il “gesto profetico” dell’incontro avvenuto 50 anni fa tra Paolo VI e il patriarca Atenagora, abbia posto “una pietra miliare nel cammino sofferto ma promettente dell’unità di tutti i cristiani, che da allora ha compiuto passi rilevanti”.
Per questo motivo il Papa ha menzionato il suo incontro con il suo “amato fratello in Cristo”, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, come “il momento culminante della visita”.
Nel Santo Sepolcro, luogo dove “risuonò l’annuncio della Resurrezione”, Francesco, Bartolomeo e gli altri patriarchi e alti prelati presenti al momento della preghiera ecumenica, hanno avvertito “tutta l’amarezza e la sofferenza delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di Cristo”, tuttavia, “in quella celebrazione carica di reciproca fraternità, di stima e di affetto, abbiamo sentito forte la voce del Buon Pastore Risorto che vuole fare di tutte le sue pecore un solo gregge”, ha detto il Papa.
“Una volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione e chiedo allo Spirito Santo ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli”, ha aggiunto Francesco, ricordando la necessità da parte dei cristiani di tutte le confessioni di “pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in comune”.
Assieme all’obiettivo ecumenico, il viaggio ha avuto al centro il tema della pace in tutta l’area mediorientale, che è “nello stesso tempo dono di Dio e impegno degli uomini”, ha ricordato il Pontefice, che, sia in Giordania, che in Palestina, che in Israele, ha portato “nel cuore una grande compassione per i figli di quella Terra che da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace!”.
Per questo motivo, il Santo Padre ha esortato “i fedeli cristiani a lasciarsi ‘ungere’ con cuore aperto e docile dallo Spirito Santo, per essere sempre più capaci di gesti di umiltà, di fratellanza e di riconciliazione” e diventare così “artigiani della pace”.
In Giordania, Francesco è rimasto colpito in particolare “dalla generosità del popolo giordano nell’accoglienza dei profughi” dai paesi limitrofi martoriati dai conflitti: Palestina, Siria, Iraq.
Nei vari luoghi di pellegrinaggio, il Santo Padre ha sempre incoraggiato le autorità locali “a proseguire gli sforzi per stemperare le tensioni nell’area medio-orientale, soprattutto nella martoriata Siria, come pure a continuare nella ricerca di un’equa soluzione al conflitto israeliano-palestinese”.
A tale scopo, il Vescovo di Roma ha invitato in Vaticano i presidenti di Israele e Palestina, “uomini ambedue di pace e artefici di pace”. Ha quindi esortato i fedeli di “non lasciarci soli, pregate tanto perché il Signore ci dia la pace in quella Terra benedetta”.
Il recente pellegrinaggio in Terra Santa è stato per il Papa anche l’occasione “per confermare nella fede le comunità cristiane, che soffrono tanto, ed esprimere la gratitudine di tutta la Chiesa per la presenza dei cristiani in quella zona e in tutto il Medio Oriente”.
I cristiani del Medio Oriente sono infatti “coraggiosi testimoni di speranza e di carità, ‘sale e luce’ in quella Terra. Con la loro vita di fede e di preghiera e con l’apprezzata attività educativa e assistenziale, essi operano in favore della riconciliazione e del perdono, contribuendo al bene comune della società”.
Papa Francesco ha desiderato portare “una parola di speranza” in Terra Santa ma “l’ho anche ricevuta a mia volta”, in particolare da quei “fratelli e sorelle che sperano «contro ogni speranza» (Rm 4,18)”, ha detto.
“La preghiera di tutta la Chiesa sostenga anche il cammino verso la piena unità tra i cristiani, perché il mondo creda nell’amore di Dio che in Gesù Cristo è venuto ad abitare in mezzo a noi”, ha quindi concluso papa Francesco.
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