Fu dal quel momento che presero il via le persecuzioni?
“L’insegnamento della Chiesa trovò subito una forte reazione da parte del governo perché si poneva agli antipodi del confucianesimo che in quel periodo dominava tutta la società coreana basata su una rigida distinzione tra le classi sociali. Le persecuzioni si svilupparono tra il 1791 e il 1888. Un terzo dei martiri coreani sono nati nella diocesi di Daejeon dove il Papa celebrerà, il 15 agosto, la messa con i giovani asiatici”.
Papa Francesco beatificherà Paul Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri. Che valore rivestono i martiri nella Chiesa coreana?
“Sono stati modelli di santità che hanno amato il prossimo senza nessun genere di discriminazioni. Il fermento della Chiesa locale si nutre della storia dei martiri. Papa Francesco visiterà luoghi legati alla loro memoria come il castello di Haemi, centro delle persecuzioni dei cattolici di tutta la regione del Chungchong. È qui che il 17 agosto Francesco e i giovani da tutta l’Asia si incontreranno. Allora i militari presenti nella fortezza erano 15mila, torturatori dei prigionieri. Oltre cento anni dopo 30mila eredi di quei martiri torneranno ad Haemi, il doppio dei carnefici di allora”.
Il Papa andrà in Corea anche per la Giornata dei giovani asiatici…
“I giovani tendono a frequentare poco la Chiesa, la secolarizzazione colpisce le nuove generazioni anche in Corea. La crisi economica si fa sentire a queste latitudini diffondendo un senso di precarietà soprattutto tra i giovani. Il tasso di crescita economica, infatti, è intorno al 3%, ben al di sotto delle performance di qualche anno fa. Il mondo del lavoro e della scuola è ad altissima competizione e genera notevoli livelli di ansia. Tra le cause dell’alto numero di suicidi nel paese c’è lo stress dovuto alla ricerca di un impiego. Una volta trovato il lavoro le cose non migliorano: i coreani hanno i più lunghi orari di lavoro al mondo e anche quello con meno giorni di ferie. Il tempo del riposo è poco come quello da dedicare a famiglia e amici. Questo vuoto, figlio delle derive di una società frenetica, viene colmato dalle virtù cattoliche”.
Papa Francesco, tra i vari incontri in programma, farà visita a Kkttongnae…
“Si tratta di un centro dove i volontari si prendono cura delle persone anziane, malate, anche giovani, rimaste sole poiché abbandonate dalla famiglia. Una di quelle periferie umane, esistenziali tanto amate dal Pontefice. Qui incontrerà padre Vincenzo Bordo, insignito del Premio Ho-Am 2014, una sorta di Nobel della Corea del Sud, per il servizio ai senzatetto, agli anziani soli e giovani di strada. Persone come lui sono la spina dorsale della Chiesa cattolica in Corea”.
Caratteristica della Chiesa coreana è quella di essere in larga parte al femminile. Si stima che il 60% di tutti i cattolici sia composto da donne. Perché?
“La Corea, come ricorda anche il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, è un paese a forte tradizione confuciana che vuole la società suddivisa in classi. Le donne sono nella posizione che più soffre la discriminazione, vengono dopo i padri, dopo i mariti e perfino dopo i figli. Il cristianesimo ha dato loro modo di trovare la forza di reclamare pari dignità e uguaglianza con gli altri elementi della società”.
La visita di Bergoglio potrebbe dare impulso al cammino di riavvicinamento tra Nord e Sud Corea dopo la guerra del 1950-1953?
“Sarei cauto a parlare di pace e di riconciliazione. Credo che il Papa non si spingerà molto avanti nel toccare la questione dei rapporti tra le due Coree. Sono due realtà molto diverse. Il futuro di pace e di riconciliazione resta tutto da costruire”.
La Corea si estende su di una superficie di 99.268 km2, con una popolazione di 50.220.000 abitanti, di cui 5.393.000 cattolici, il 10,7′% della popolazione. Il Paese conta 16 circoscrizioni ecclesiastiche, 1.673 parrocchie e 843 centri pastorali.
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