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Trascrizione Alessandra Mastri
DIOCESI – Giovedì 21 Agosto si è tenuta presso la Chiesa San Francesco di Paola la celebrazione presieduta dal nostro Vescovo Carlo Bresciani in occasione dei 60 anni di sacerdozio di Don Gianni Anelli.
Il Vescovo Carlo durante l’omelia ha affermato: “Carissimo Don Gianni, hai voluto che fossi io a presiedere questa Eucarestia, non tu.
Lo faccio volentieri e ti ringrazioe.
Sessant’anni di sacerdozio, sono sessant’anni di fedeltà, una fedeltà prolungata, ad un amore di Cristo incontrato che ha colpito e non è più stato dimenticato. Si può dire con la prima lettura quando vogliamo riportare, riportare al cuore, per custodire nel cuore i doni del Signore, ora, dire grazie significa questo, riportare al cuore, perché quando il cuore è custode del rapporto con il Signore è un grande dono quello che Dio fa, il dono del sacerdozio, è un grande dono per colui che è chiamato, ce ne accorgiamo quando le nostre comunità non hanno più il sacerdote, ci accorgiamo quanto era importante questo dono del Signore, ed è un grande dono.
Come lo è stato con la semplicità, con la disponibilità, con la generosità, che non possiamo non riconoscere a Don Gianni, che ha servito fedelmente, in tante comunità e la vostra presenza numerosa qui questa sera, dice che la sua presenza è stata significativa, dice il bisogno di dirgli grazie e di dir grazie insieme con lui al Signore; siamo grati per l’esempio che ci hai dato e che ci dai.
E allora ci uniamo a te nel dire come abbiamo cantato nel Salmo Responsoriale, benedirò il tuo nome Signore per sempre, mi pare questo il primo grande sentimento che presentiamo al Signore, e attraverso il Signore lo presentiamo a Don Gianni, ma la seconda lettura ci fa fare un passo ulteriore, nel senso che, diciamo grazie sì, ricordiamo questi grandi benefici del Signore, ma S. Paolo ci ricorda che i doni del Signore sono, dice esattamente, in vasi di creta, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinchè appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio e non a noi, è perché? Perchè di fronte al dono di Dio ci sentiamo tutti con una fragilità notevole, appunto vasi di creta, vasi che rischiano di rompersi facilmente se non si confida nel Signore e se non si pone tutta la propria fiducia nel Signore Gesù e se non ci si lascia guidare da lui, noi ne siamo consapevoli, e ne siamo consapevoli forse tanto più quanto più l’età avanza, e siamo consapevoli che, nella nostra povertà conteniamo qualcosa che è infinitamente più grande di noi, e questo lo conteniamo tutti, come cristiani innanzitutto, perché questo dono della comunione con il Signore Gesù ce l’abbiamo tutti come cristiani e poi certamente in maniera del tutto particolare come sacerdoti, e se lo conteniamo in questi vasi di creta, allora dobbiamo renderci conto che lo possiamo conservare soltanto se la nostra comunione con il Signore è continua giorno per giorno, coltivata giorno per giorno, e se ci aiutiamo gli uni gli altri, carissimi che siete qui, dovete aiutare i sacerdoti, i sacerdoti aiutano voi, ma voi dovete aiutare i sacerdoti, pregare per loro, aiutarli nel loro ministero rispondendo prontamente alle sollecitazioni di bene che da loro vengono nel nome del Signore, non perchè sono parole loro, dice S. Paolo nella seconda lettura, ma perché sono parole di Dio, dice S.Paolo “noi infatti non annunciamo noi stessi” il sacerdote non è mandato a portare se stesso, in questo sarebbe un essere umano come tutti gli altri, noi non annunciamo noi stessi ma Cristo Gesù Signore, e noi siamo i vostri servitori a causa di Gesù, se i sacerdoti sono i nostri servitori allora noi dobbiamo avere anche questa consapevolezza di quant’è grande il senso della loro presenza nelle nostre comunità, non perché sono sacerdoti perfetti, nessun uomo è perfetto, noi certo vorremmo essere perfetti, ma il vaso di creta ci ricorda che siamo preti per gli altri ma con gli altri anche noi preti dobbiamo prenderci cura della nostra fede, che è sempre fragile anche questa, ma nella nostra fragilità, non annunciamo noi stessi, annunciamo la Parola che ci supera, e questo carissimi, per noi sacerdoti da una parte è uno stimolo dal’altra parte ci rende molto umili, non timorosi della Parola, ma umili perché siamo anche noi in cammino, e quindi siamo tutti insieme in cammino verso il Signore.
Il vangelo ci dice che questo sacerdozio è il segno dell’amore di Dio, infatti, dice il vangelo di Matteo che abbiamo letto, che Gesù sentì compassione, e da questa compassione invita a pregare, pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe, sono sicuro di interpretare, anche se non ne ho parlato direttamente con lui, ma son sicuro di interpretare l’intenzione di Don Gianni, nel chiedere questa preghiera insieme con il Signore, pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe, che viene dalla compassione di Gesù per il popolo, che la compassione non è la commiserazione, commiserare ha qualcosa di negativo, compassione è invece sentire dentro di sé il bisogno dell’altro, e cercare di dare una risposta al bisogno dell’altro, Gesù sente dentro di sé il nostro bisogno, e viene a dare una risposta al nostro bisogno, e dice pregate perché ce ne siano tanti che danno risposta a questo bisogno dell’uomo, che siano tanti che consacrano la loro vita a questo grande ministero, questo grande servizio, che è uno dei più grandi per essere vicino a questa povertà della gente, poveri tra i poveri, ma per portare questa parola del Signore. Ecco se siamo qui questa sera a dire grazie al Signore, è perché noi abbiamo colto qualcosa di questo aspetto che ho detto, abbiamo colto questa grandezza del dono di Dio, e l’abbiamo colta anche attraverso Don Gianni, che nei suoi sessant’anni di presenza nelle varie parrocchie, nei vari ministeri che ha esercitato in questa diocesi, l’ha fatto percepire e l’ha donato con abbondanza, per questo dicevo, diciamo grazie e per questo preghiamo, preghiamo per lui, preghiamo per la nostra chiesa, preghiamo perché il Signore lo accompagni, continui ad accompagnarlo, perché il Signore continui a essere generoso di benedizioni e dia a Don Gianni la grazia di gustare frutti abbondanti del suo ministero, perché è anche bello questo, è bello per noi sacerdoti vedere, ci aiuta e ci fa anche bene vedere le risposte positive dei fedeli a quello che noi cerchiamo di dare con tutta l’umiltà, abbiamo bisogno anche di questo, perché questo è un sostenerci a vicenda, è un aiutarci a vicenda da fratelli davanti al Signore, insieme con il Signore, da fratelli per camminare in questa maniera, allora caro don Gianni, mentre anche io mi unisco molto volentieri in questo ringraziamento a te e son sicuro di farmi voce di tutta la diocesi di San Benedetto nel dirti grazie per questa tua presenza in tanti anni, mentre dico a te grazie, prego per tutti noi, carissimi accogliamo questo invito del Signore, accogliamo questo invito a pregare perchè abbiamo bisogno di sacerdoti, perché i sacerdoti servono, pregate anche voi per la santità dei vostri sacerdoti, perché nella preghiera noi ci crediamo, dalla preghiera possiamo ottenere dal Signore quello che veramente ci serve per il nostro cammino di fede, e quindi caro don Gianni il Signore ti benedica, e nella nostra povertà ti ripetiamo grazie perchè sei sacerdote in mezzo a noi e per noi.
Sante Cocci
Una serata veramente all'insegna della semplicita', tipica della vita e dell'insegnamento di Don Gianni.