Di Sonia Faenza
GROTTAMMARE – Messo in scena nel 1981 dalla compagnia originale di Michele Paulicelli, autore delle musiche in collaborazione con Mario e Piero Castellacci, Piero Palumbo autore dei testi, dal suo lontano debutto lo spettacolo ha percorso le vie del mondo conquistando un crescente pubblico ed è stato rappresentato tra l’altro alla presenza di San Giovanni Paolo II.
Il suo successo consiste nella capacità di risvegliare nel pubblico, con allegria , tenerezza e comicità gli autentici valori cristiani di cui Francesco è latore: la speranza, la libertà, la semplicità, l’amore per la natura, l’amore per i poveri.
Inoltre ripropone l’eterno conflitto generazionale tra un padre di una prudenza meschina e un figlio coraggioso nel seguire la sua strada.
Attratti dalla bellezza e freschezza di questo musical, una coppia di catechisti, Della Torre Marco, musicista e Faenza Sonia si è fatta promotrice di una compagnia, “ Arpa e Cetra”, per rappresentare l’opera nella piazza principale del paese senza risorse finanziare preventive. Ciò che li ha spinti verso questa direzione è l’intuizione che il musical è oggi una forma di spettacolo che riassume tutti i linguaggi del teatro: la recitazione, la musica, il canto e la danza. E questo piace tanto ai giovani.
Inoltre è un genere cha affronta con “leggerezza”, tematiche complesse, portando in scena tra canti e coreografie i nodi più profondi dell’esistenza. In una società dove spopolano i talent show, Violetta, scuole di musica e canto, il musical permette ai giovani dotati di maggior talenti artistici e creativi di passare da un livello puramente di esibizione di se ( stesso ), ai fini di un successo personale, ad un livello di costruzione del “se” attorno a valori importanti da condividere.
Il musical impegnato da quindi senso alle espressioni artistiche e presenta il valore cristiano attuale, praticabile, vicino, giovane, attraente poiché rifugge da impostazioni dottrinali e cattedratiche. La genesi della compagnia non è stata semplice. Dopo alcune iniziali difficoltà e diffidenze i promotori hanno compreso che bisognava far uscire il progetto dalla schema tradizionale, cioè lo spettacolo inteso come recita di chiusura di un percorso di catechismo, ma portarlo fuori parrocchia, all’interno di uno spazio pensato e avvertito come libero senza finalità strumentali, in un clima gioioso e semplice che permette l’abbattimento dei pregiudizi granitici tra le varie realtà parrocchiali e con la porta spalancata a chiunque voglia entrare con questo spirito.
Così facendo si sono avvicinati pian piano vari giovani provenienti dalle differenti realtà parrocchiali ( cammino neocatecumenale, movimento in direzione cristiana, post-cresima, e corali) i quali per sei mesi, presso il centro fiera messo a disposizione dal Comune di Sant’Egidio alla v.ta tre volte alla settimana si sono impegnati per le prove. Dando vita ad uno spettacolo espressione di unità ed interparrocchialità.
Le testimonianze
Durante le prove del musical abbiamo chiesto ai protagonisti di riferirci le loro impressioni riguardo a quest’esperienza.
Diletta De Simplicio ( 24 anni ), che ha curato la coreografia, ha così commentato :”E’ stato molto bello! Nonostante la differenza di età e di percorsi, abbiamo messo i nostri talenti assieme per rendere vicino alle gente questo santo straordinario”.
Sulla stessa linea Sabrina Vulpiani direttrice del coro “Sacro Cuore”- Un bell’esempio di unità di spirito. Abbiamo aderito per ricambiare un favore a Marco e senza saperlo ci siamo trovati a vivere un’esperienza nuova che ci ha arricchito, anche perché è la prima volta che a Sant’Egidio si fa una cosa del genere. Da ripetere -.
Mentre nelle scuole di danza è importante l’esibizione, nel musical è più importante il messaggio da comunicare, per cui viene meno l’ansia della prestazione – è il pensiero comune di Ersilia Alesiani (16 anni, coreografa) e Denise Tosti entrambe ballerine in una scuola di danza. Tutti gli altri compreso Maurizio di Giacomo (44 anni, Pietro di Bernardone) sono concordi nel pensare che tra gli aspetti positivi per loro, è indubbio che è stata un’opportunità per superare le barriere della timidezza.
Gianvito D’Aprile (24 anni, Frate Leone) l’elemento aggregante della compagnia, ha sottolineato di aver fatto nuove amicizie, l’esperienza di un gruppo omogeneo e affinato la sua passione per il teatro.
Rita di Carlo ( la cenciosa) ha invece messo in luce come San Francesco è un santo moderno vicino ai giovani di oggi per il suo “conflitto” con il padre di cui ha compreso maggiormente le ragioni. Marco Della Torre e Sonia Faenza insieme a i loro tre figli, tutti in scena, ringraziano tutti per la disponibilità disinteressata la gioia e il clima di semplicità che ognuno della compagnia ha contribuito a creare, sperando che altri giovani e non possano mettere a disposizione la loro creatività in progetti futuri.
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