Ora che abbiamo un Papa che ha preso il nome di Francesco, con il chiaro riferimento al Santo d’Assisi – che non amo chiamare il Poverello come largamente si usa, essendo stato un genio di prima grandezza della storia – è difficile e sembra persino riduttivo considerare san Francesco soltanto patrono d’Italia. E tuttavia tale è per la proclamazione fatta il 18 giugno del 1939 da Pio XII, in un periodo in cui l’Italia fascista godeva di una diffusa tranquillità e sicurezza. Insieme a san Francesco è stata proclamata patrona d’Italia santa Caterina da Siena. I due personaggi sono stati scelti certamente per la loro santità e congiuntamente per la loro “italianità”, sia di appartenenza sia di interesse e impegno culturale e sociale a favore di questo nostro Paese.
Da allora ad Assisi, alla tomba di san Francesco una Regione italiana porta in pellegrinaggio l’olio che alimenta la lampada che arde perennemente presso la tomba del Santo. La prima fu la Regione del Lazio il 4 ottobre del 1939 e proprio alla Regione Lazio è toccato di fare altrettanto in questo 75° anniversario della proclamazione. Molti personaggi si sono recati ad Assisi e il messaggio all’Italia da parte del suo patrono è stato interpretato da più voci religiose e civili, tra tutte ha fatto notizia quella del presidente del Consiglio Matteo Renzi. È stato un messaggio uscito in modo quasi spontaneo e diretto esplicitamente rivolto alle attuali problematiche del sistema politico italiano. Qualcuno lo ha ritenuto riduttivo in funzione governativa e tuttavia incentrato su temi e valori indubbiamente di elevato spessore culturale e sociale: la bellezza, la gioia, l’ambiente, il lavoro, la pace, la persona umana, la scuola, la riforma della giustizia. Anche da altri personaggi della politica è stato rilevato che dal messaggio francescano derivino indicazioni e suggerimenti opportuni e utili per i governanti, gli amministratori e tutti i cittadini.
Il “ripara la mia casa”, detto dal Crocifisso di S. Damiano a Francesco all’inizio della sua conversione, esteso per analogia alla casa comune della società da parte di Renzi è stato largamente condiviso dai personaggi intervenuti numerosi ad Assisi il 4 ottobre scorso, festa grande per Assisi, l’Umbria e l’Italia. D’altra parte questa festa è formalizzata anche civilmente con l’approvazione da parte del Parlamento italiano della Legge 24 del 2005 in cui si stabilisce che il 4 ottobre di ogni anno è da considerare “Giornata della pace, fraternità e dialogo con religioni e culture diverse”, prevedendo iniziative appropriate nelle scuole e negli ambienti pubblici. La deriva in ambito civile della festa del patrono comunque non deve diventare uno spot pubblicitario per persone o organizzazioni che siano pubbliche o private ancorché apprezzabili e meritorie.
Il messaggio all’Italia e al mondo, a tutto il mondo degli uomini e delle donne che Dio ama, soprattutto degli umili e dei poveri e di coloro che soffrono, è venuto dai padri francescani e dal cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa, il quale nell’omelia ha esaltato la figura di Francesco “gigante della fede e dell’amore cristiano, un esempio ben riuscito di discepolo di Gesù”. Parole che non rendono ancora quanto affermava Dante nella Divina Commedia (Canto XI) chiamando Assisi “Oriente” dal quale è nato un “Sole” che ha illuminato il mondo. Sempre il cardinale, con slancio ispirato, ha esortato tutti: “Cresciamo come uomini e donne di pace, contrastiamo le insidie delle culture di morte, sappiamo perdonare, condividiamo le sofferenze dei poveri, degli ultimi, degli emarginati, dei tanti cercatori di pace e di dignità, riapriamo ai tanti crocifissi della vita le porte della speranza”.
La festa di san Francesco è caduta nello stesso giorno in cui il Papa ha celebrato una grande liturgia in piazza San Pietro affollata e devota in preparazione del Sinodo sulla famiglia appena iniziato (5 ottobre). Possiamo dire che come due poli di orientamento, due polmoni del respiro della Chiesa particolare e universale, si sono trovati in sintonia un Francesco di Assisi e un Francesco Papa che in questa giornata hanno illuminato la chiesa e il mondo con una pura luce di gioia e di speranza diffusa sulle nebbie di un mondo stanco e malato.
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