ROMA – Giovedì 20 novembre alle 16.30 presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura – Seraphicum avverrà la cerimonia di premiazione del “Premio De Carli”, promosso dall’Associazione Culturale Giuseppe De Carli – Per l’informazione religiosa. Nell’ambito della manifestazione, verrà presentato il volume “Dio è comunicazione per eccellenza. Giuseppe De Carli professionista a servizio della verità” edito dalle Edizioni Santa Croce.
Per conoscere meglio l’associazione, il premio e il libro, abbiamo intervistato la Dott.ssa Elisabetta Lo Iacono, Presidente dell’Associazione e docente di Mass media presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum, e il Dott. Giovanni Tridente, Professore Incaricato di “Etica Informativa” ed “Analisi e Pratica dell’informazione” presso la Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, che hanno curato il volume presentato.
Dott.ssa Lo Iacono, come é nata l’Associazione Culturale Giuseppe De Carli e il premio ad essa collegato?
L’associazione è nata nel gennaio del 2012 con lo scopo di ricordare la grande figura umana e professionale di Giuseppe De Carli, ma anche con la volontà di fare tesoro dei suoi insegnamenti e, in particolare, di tenere viva questa eredità soprattutto a favore dei più giovani verso i quali indirizzava sempre la sua attenzione e fiducia, atteggiamento non così comune nell’ambiente giornalistico.
Valutando le iniziative da promuovere per il perseguimento di questi obiettivi, abbiamo pensato all’opportunità di creare un Premio che mettesse in luce quei lavori, nell’ambito dell’informazione religiosa, realizzati secondo quella professionalità e sensibilità che caratterizzavano l’operato di De Carli. Quest’anno, peraltro, abbiamo ampliato il numero dei premiati, un modo per portare alla ribalta un maggior numero di lavori: i primi tre delle categorie testi scritti, filmati e giovani.
La cerimonia di premiazione, inoltre, rappresenta anche un’occasione di dibattito e riflessione su questo particolare ambito dell’informazione, attraverso il coinvolgimento di personalità del mondo ecclesiastico e del giornalismo, per creare un terreno di confronto utile a un crescente dialogo e collaborazione ai fini di un’adeguata comprensione e trasmissione degli eventi ecclesiali che, come ci ricorda papa Francesco, necessitano di una particolare ermeneutica.
Può presentare ai nostri lettori il volume “Dio è comunicazione per eccellenza”?
L’intenso dibattito sviluppato nel corso della cerimonia dell’anno scorso, attorno allo stato dell’informazione religiosa, ci ha fatto pensare a una pubblicazione che ne raccogliesse gli atti, rappresentando di fatto una dettagliata testimonianza su questo primo evento: da coloro che hanno portato il proprio saluto ricordando De Carli agli ospiti della tavola rotonda, dai vincitori alle immagini che raccontano i momenti salienti ed emozionanti della giornata.
Ovviamente non manca una parte introduttiva sull’Associazione, i suoi obiettivi, la biografia di De Carli per conoscerne a fondo la figura, così come la bibliografia.
Degna di interesse anche l’appendice che riporta le relazioni della giornata di studio, organizzata lo scorso giugno con la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema “I viaggi dei Papi: tra diplomazia e comunicazione”, con le relazioni di mons. Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e segretario di papa Ratzinger, e di Marco Tosatti, Vaticanista di La Stampa-Vatican Insider.
Una pubblicazione che, senza troppe pretese, punta a documentare il primo passo importante di questa Associazione, su un percorso che abbiamo intrapreso in ricordo e come omaggio a Giuseppe De Carli, ma anche a servizio dell’informazione religiosa, un ambito nel quale, da cattolici e operatori dei media, crediamo fortemente.
Dott. Tridente, perché avete dato al volume questo titolo?
“Dio è comunicazione per eccellenza” era una delle consapevolezze a cui era giunto Giuseppe De Carli nel corso della sua carriera. Tra l’altro, oltre alla preparazione in Filosofia, aveva deciso di conseguire un baccellierato proprio in Teologia. Giuseppe era convinto che per essere un buon informatore di ciò che attiene alla sfera religiosa occorreva innanzitutto formarsi, acquisire la preparazione adeguata per fornire un servizio utile, chiaro e soprattutto veritiero.
Dire che “Dio è comunicazione per eccellenza” significa anche tracciare l’orizzonte verso cui un comunicatore cattolico deve tendere: essere in un certo senso all’altezza di questa professione e svolgere un compito di “eccellenza”, per assomigliare quanto più possibile a Dio, in quanto trasmettitore di verità.
Se Dio è comunicazione per eccellenza, chi è il giornalista?
Il giornalista ha un compito arduo ed è quello di servire la verità. Molte volte questa verità non è facilmente raggiungibile, risulta annebbiata, difficile da far emergere per tante ragioni. A questa verità appartengono anche le questioni di fede. In questo, però, l’informatore religioso non farà della facile partigianeria, ma si sforzerà di utilizzare tutti i mezzi a disposizione per portare ad altri la ricchezza che caratterizza queste acquisizioni.
Tra i mezzi utili, come dicevamo, c’è innanzitutto la formazione, che richiede la consapevolezza umile dei propri limiti e tanta voglia di mettersi in gioco ogni giorno. Soltanto in questo modo, ciò che apparentemente è solo una professione si converte in un servizio disinteressato a favore dei propri lettori, ascoltatori e spettatori.
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