Prudenti come siamo, per statuto, nel maneggiare le questioni della politica italiana, forse questa volta abbiamo fatto un piccolo peccato di omissione. Forse comprensibile, considerato che ogni spiffero politico in questo Paese viene ingigantito, attribuendo a chi scrive chissà quali intendimenti nascosti. Il peccato di omissione che ci possiamo addossare è quello di non aver messo in guardia dall’astensionismo, ormai divenuto esso stesso un’arma politica contundente e affilata.
Lasciamo agli analisti politici, nel nostro Paese ce ne sono un’infinità e per ogni gusto, la valutazione del fenomeno. Già in queste ore ne sentiremo di tutti i colori. Noi ci limitiamo a considerare che questa mattina la democrazia italiana è un po’ più debole, se quasi sette cittadini su dieci hanno deciso di disertare le urne. Tanti? Troppi dal nostro punto di vista. Quasi un astensionismo di massa…
Ad altre latitudini la scarsa partecipazione al voto è considerata una sorta di conferma della solidità del sistema politico-istituzionale. Noi non possiamo dire altrettanto, considerato che il sistema è tutto sotto stress. Basti pensare alla nuova legge elettorale da approvare, alla riforma del lavoro al centro di mille tensioni sociali e politiche, alle fatiche di famiglie imprese e lavoratori alle prese con una drammatica crisi economica, alla prospettiva di una tormentata elezione per il Quirinale, alle nostre inquiete periferie. Per non parlare delle scomposizioni nei due campi politici, la sinistra e la destra. Senza il profilarsi di virtuose ricomposizioni.
Dunque, a futura memoria, annotiamo che quello di ieri è stato un passo falso della nostra democrazia partecipativa. E questa volta, più che prendercela con la politica e i politici, prendiamocela con noi stessi. Guai a rinunciare all’ultima ancora democratica: il voto.
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