Due adolescenti violentate e poi impiccate. L’ultima persecuzione subita dagli “Intoccabili” indiani – i Dalit – riguarda due adolescenti, cugine di 14 e 15 anni, trovate impiccate a un albero di mango nel loro villaggio dell’Uttar Pradesh, nello scorso mese di maggio. Erano state arrestate cinque persone, tra cui due poliziotti, rilasciate nello scorso mese di settembre. A distanza di sei mesi, l’inchiesta condotta dalla polizia federale (Central Bureau of Investigation, Cbi) – che aveva preso in mano le indagini per lo scalpore che aveva suscitato il caso – ha stabilito che si tratterebbe di suicidio. Non sarebbero state trovate prove sufficienti né per la violenza sessuale di gruppo né per l’omicidio, mentre l’autopsia dei corpi aveva confermato che le due ragazze erano state violentate a turno, uccise per strangolamento e poi impiccate.
I discriminati. Come riporta “Asia News”, membri della società civile indiana hanno messo in dubbio la regolarità della seconda inchiesta e si sono chiesti: “Se le vittime non fossero state Dalit, gli accusati sarebbero stati rilasciati?”. I Dalit, che sono 165 milioni, non fanno parte di nessuna delle caste in cui è divisa la società indiana. Sono considerati portatori di “impurità”: per bere sono costretti a usare le bucce di cocco o le mani; non sono degni di mangiare nei piatti o nelle foglie e devono farlo direttamente dal suolo o su una pietra, né possono lasciare impronte che potrebbero essere calpestate da qualche membro di una casta superiore; non possono entrare nei templi o attraversare le zone dei villaggi abitate dagli appartenenti alle caste superiori. Svolgono i lavori più degradanti, come pulire le latrine e trasportare escrementi umani, scuoiare e rimuovere gli animali morti, scavare tombe, spazzare le strade dei villaggi. I loro bambini – il 57% sotto i 4 anni è malnutrito, la mortalità infantile supera del 45% la media nazionale – quando riescono a frequentare la scuola pubblica, devono sedere in fondo alla classe; molte bambine tra i 6 e gli 8 anni vengono avviate alla prostituzione e sono oggetto di violenza. Le donne, in generale, svolgono i lavori più pesanti in agricoltura, nelle costruzioni o nell’industria occupandosi contemporaneamente dei lavori domestici e della cura dei figli. Sono le ultime in famiglia a mangiare e se il cibo non è sufficiente per tutti sono loro a digiunare.
In costante aumento, gli stupri, le aggressioni e gli omicidi. In base ai dati del National Crime Records Bureau, crimini e atrocità contro i Dalit sono aumentati di circa due volte e mezzo durante il periodo 2004-2013, rispetto al 1994-2003. I rapporti della Confederazione nazionale dei Dalit (Nacdor) e del National Crime Records Bureau (Ncrb) confermano l’aumento del numero di casi relativi ad aggressioni, omicidio e violenza sessuale di donne Dalit, in particolare episodi di stupri di gruppo, nel corso degli ultimi quattro anni. Secondo i dati diffusi da Nacdor, tra il 2004 e il 2013 sono stati registrati un totale di 3.198 casi relativi ad atrocità sui Dalit, contro 1.305 dal 1994 al 2003. Nel solo 2012, sono state violentate 1.574 donne Dalit (di regola si calcola che venga denunciato solo il 10% degli stupri o altri reati commessi ai danni di Dalit) e 651 Dalit sono stati assassinati.
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