Don Luis Parrocchia Madonna di Fatima (2)

Di Don Gian Luca Rosati

Da lontano mi raggiunge la voce del Mister durante una partita di calcio.

Avevamo un bel vantaggio sulla squadra avversaria e la vittoria era già assicurata. Eppure il nostro allenatore continuava a urlare come se la partita fosse appena iniziata; camminava su e giù a bordo campo e ci incitava senza interruzione ad attaccare con impegno, con grinta, con grande intensità!

In questo momento non mi trovo su un campo di calcio.
Sono in una chiesa e sto partecipando a una veglia di preghiera.
La chiesa è stracolma: in tanti hanno desiderato essere presenti per salutare Debora, una giovane ragazza, un’amica, una figlia, una sorella in Cristo.

Mi chiedo perché le parole del Mister mi tornino in mente proprio ora, visto che sono passati più di quindici anni da quella partita.

I pensieri, però, sono così: ti si presentano e, a volte, ti sembra che non c’entrino nulla con quello che stai vivendo. Se, però, provi a scacciarli e loro non se ne vanno, cominci a considerare la possibilità che non siano venuti per distrarti, ma per aiutarti.

Nella chiesa c’è un grande raccoglimento.
Il canto e la preghiera comunitaria ci uniscono, comunicandoci il calore di un abbraccio; nei momenti difficili ti accorgi di come la preghiera sia davvero la luce che ti permette di recuperare la speranza, di rialzarti e riprendere il cammino.

La veglia prosegue e viene proclamata la Parola di Dio, il sacerdote la spezza perché scenda meglio nel cuore e ci doni un po’ di conforto nella notte. Tra una lettura e l’altra, sento ancora la voce del mister: ci sta incoraggiando ad attaccare, a non fermarci, a giocare fino alla fine…

Non è la prima volta che la morte mi porta a riflettere sulla vita.

La vita è un dono meraviglioso, ma può capitare di darlo per scontato o di non apprezzarne fino in fondo il valore. Penso al tempo che perdo o impiego male ogni giorno; penso alle cose futili che mettono a rischio le relazioni con chi mi sta intorno; alla tristezza da cui mi lascio prendere quando le cose non vanno o non sono come vorrei; al disimpegno, alla pigrizia, ai litigi inutili, ai sospetti, ai pregiudizi, alle lamentele,…

Quando penso alla morte, tutto sembra fermarsi e riprendere la sua giusta dimensione; è come se per un momento mi si aprissero gli occhi e mi fosse concesso di vedere chiaro l’essenziale.

È allora che lo Spirito Santo mi ricorda l’invito evangelico a non temere, a riprendere fiducia, ad amare, a vivere in un modo diverso, in un modo del tutto nuovo: alla maniera del Risorto!

Le tenebre della morte sono state squarciate definitivamente dalla Risurrezione di Cristo! La morte non è l’ultima parola: noi risorgeremo!

Cari amici, siamo tutti chiamati a vivere il nostro tempo prendendoci cura gli uni degli altri! A chiedercelo è Dio che ci dona la vita; a chiedercelo sono i nostri genitori, i nostri fratelli e tutti gli amici che, con il loro affetto, rendono più belle le nostre giornate; a chiedercelo con forza e a sostenerci sono anche tutti quegli amici e fratelli che ci hanno preceduto nel passaggio dalla Chiesa terrestre alla Chiesa celeste.

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1 commento

  • Alessandra
    08/01/2015 alle 00:40

    Grazie Don Gian Luca, per aver condiviso con noi questa profonda riflessione. Mi ha fatto ricordare che noi cristiani non siamo come coloro che vivono senza speranza perchè abbiamo la certezza Cristiana della Risurrezione. Come Maria sotto la croce soffriamo il distaccamento dalla Persona amata... ma un giorno ad essa ci ricongiungeremo. Ai familiari va tutto il mio affetto, le mie preghiere e le mie condoglianze.

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