Fermare il contagio, prevenire le invalidità e favorire il reinserimento sociale. È il piano di azione 2015-2018 messo a punto dalla Federazione delle associazioni che lottano contro la lebbra nel mondo, Fondazione Raoul Follereau e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), reso noto dall’associazione “Voglio vivere onlus” alla vigilia della 62ª Giornata mondiale dei malati di lebbra (24-25 gennaio). “La situazione è inquietante – afferma Voglio vivere onlus -. Contrariamente alle attese, la lebbra continua a propagarsi. I 200mila nuovi casi identificati annualmente non riflettono tutta la realtà”. A tutto ciò si aggiunge il rischio che corrono uomini, donne e bambini che sfuggono ogni anno all’identificazione con grande pericolo di contaminare tutto l’ambiente circostante. Secondo dati Oms sono 215.656 i nuovi casi diagnosticati nel 2013, con una media di un nuovo contaminato ogni due minuti, di cui 17.796 casi riguardano bambini. L’area più colpita è quella dell’Asia di sud-est con 155.385 casi (72%) seguita dall’America con 33.084 casi (15%) e il continente africano con 20.911 casi ( 10%). Scientificamente l‘eliminazione della lebbra è stata raggiunta nel 2000 ma, ricorda l‘Oms, “non è stato raggiunto il livello infranazionale in quanto numerosi Paesi endemici hanno ancora molti malati, più di uno ogni 10.000 abitanti”. “Il principale ostacolo – conclude – resta la povertà, sinonimo di isolamento”.
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