Dopo la firma lo scorso 2 dicembre dell’epocale documento congiunto dei capi religiosi contro la tratta delle persone, promosso da papa Francesco, il nuovo passo sarà la prima Giornata internazionale di preghiera e di riflessione sul tema Accendi una luce contro la tratta.
La Giornata è stata fissata per domenica 8 febbraio – memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, la schiava africana liberata e diventata suora canossiana – è promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei Superiori e Superiore Generali (UISG e USG), e patrocinata dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
L’iniziativa è stata presentata stamattina in Sala Stampa Vaticana dai responsabili dei tre dicasteri e da alcune delle religiose coinvolte nel progetto.
Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti ha sottolineato come la prevenzione della tratta delle persone riguardi ormai la Chiesa tutta e non soltanto religiosi o sacerdoti, e che sta venendo sempre più allo scoperto in questi anni.
Da parte sua, il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, ha spiegato che la lotta a tale fenomeno fa parte di quella vocazione a “svegliare il mondo” (per usare le parole di papa Francesco), con la “profezia”, per i “valori del Regno”.
Il carattere “interreligioso” dell’imminente Giornata di Preghiera, anche alla luce della recente dichiarazione congiunta dei leader religiosi, è stato sottolineato dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
La Giornata Internazionale, ha spiegato il porporato, è “una mobilitazione di coscienza e preghiera su scala globale”, il cui intento è quello di andare alla radice della piaga della tratta, stimolando la solidarietà e l’azione “fino a che la schiavitù e la tratta delle persone non esisteranno più”.
Tra le religiose, è intervenuta innanzitutto suor Carmen Sammut, MSOLA, presidente dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), che ha sollecitato i governi ad avere più coraggio nel sanzionare il traffico di persone, mentre suor Gabriella Bottani, comboniana, coordinatrice del network internazionale anti-tratta, Talitha Kum, ha annunciato il lancio del sito web www.a-light-against-human-trafficking.info, online da ieri. Sul portale sarà possibile leggere storie di persone che si sono emancipate dallo sfruttamento e dalla schiavitù.
Secondo suor Bottani, l’attenzione della Chiesa sul problema non è affatto una novità, né la Giornata di domenica prossima è stata proposta “per concludere un percorso, perché siamo ancora lontani dallo sradicare la tratta di persone”.
In tal senso, l’esempio di Santa Giuseppina Bakhita “illumina tante altre storie di persone che come lei sono passate da questa drammatica esperienza e sono diventate, in modi diversi, speranza e luce per chi ancora si trova nel grande dolore e nella paura di chi la tratta la soffre sulla sua pelle”, ha sottolineato la religiosa.
Alcune drammatiche testimonianze sono state riferite da suor Valeria Gandini, anch’essa comboniana, attualmente operativa a Palermo a servizio degli immigrati, dopo anni trascorsi come missionaria in particolare in Sudan, Etiopia, Uganda, ed infine nel Centro di Ascolto della Caritas di Verona.
L’esperienza di suor Valeria è a sostegno di “tante donne che, venendo in Italia in cerca di lavoro per sostenere le loro famiglie, si sono trovate schiave, obbligate a vendere il loro corpo. Sono giovani donne, mamme di famiglia, sono minorenni e tutte chiedevano: ascolto, accoglienza, un lavoro pulito. Chiedevano comprensione e preghiere”, ha raccontato la comboniana.
Donne come “Lucy, costretta ad abortire otto volte”, o Osagje, morta a soli 25 anni, “Edith, che vedeva uomini cattivi entrare dalla finestra, e dietro le porte e gridava aiuto…”, o ancora Gala che, terrorizzata per dover mostrare ogni giorno il proprio corpo nudo lungo la strada, prima di uscire si fa il segno della Croce e, ogni volta che rientra a casa, ringrazia Dio per essere tornata viva.
“Una cosa mi ha sempre sorpresa in queste sorelle – ha proseguito la religiosa -: pur nella loro situazione di sofferenza e di confusione portano sempre dentro di loro il desiderio di vivere, la capacità di generare, di proteggere e far crescere la vita in situazioni di non vita. La tenacia nella lotta e la speranza inamovibile per un futuro migliore, e il sacrificare se stesse fino a morire pur di risparmiare i loro cari”.
È la tenacia che caratterizza Norah, che è riuscita a salvare il suo bambino dai tentativi di farla abortire a botte e calci, o Mercy, fuggita da Roma, dopo che una ragazza le aveva consegnato tutto il guadagno della notte per pagarle il biglietto.
Il fenomeno della prostituzione in strada, ha spiegato suor Gandini, è in aumento e coinvolge ragazze sempre più giovani, costantemente vessate dai ricatti e dalle minacce degli sfruttatori ai danni di loro stesse e delle loro famiglie, che rendono difficile la loro liberazione dalla prigionia della schiavitù sessuale.
I primi sfruttatori, tuttavia, oltre che vittime anch’essi della tratta, ha osservato la suora, sono proprio i clienti: “Un uomo che ha bisogno di comprare sesso non è un vero uomo e, se ha famiglia, non potrà mai essere un bravo marito o padre”, ha commentato.
La Giornata internazionale di preghiera e di riflessione contro la tratta di persone sarà anticipata da una fiaccolata e da una veglia, con riflessioni e testimonianze: l’appuntamento è venerdì 6 febbraio, alle ore 20.30, presso la basilica dei Santi Apostoli a Roma. Saranno presenti i cardinali Braz de Aviz, Vegliò e Turkson, e il vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, monsignor Matteo Zuppi.
Ogni anno circa 2 milioni e mezzo di persone cadono vittime del traffico di esseri umani e sono ridotte in schiavitù. In totale nel mondo sono circa 21 milioni le persone coinvolte nella tratta, il 70% delle quali sono donne e minori.
Il volume d’affari complessivo della tratta degli esseri umani è di circa 32 miliardi di dollari l’anno: si tratta della terza attività illegale più redditizia, dopo il traffico di droga e quello delle armi.
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