Pesanti minacce di morte, di chiaro stampo mafioso, sono state rivolte a Mimmo Nasone, coordinatore per la Calabria dell’associazione Libera, fondata da don Ciotti. Non è la prima volta che Nasone è fatto oggetto di minacce da parte delle organizzazioni mafiose calabresi, ma mai si era raggiunto un tale grado di esplicita arroganza. Tant’è che il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha subito disposto un’intensificazione della vigilanza alla quale era già sottoposto il referente regionale della Calabria di Libera. L’intimidazione, contenuta in una lettera anonima di tre facciate, scritta a mano e in dialetto calabrese, è giunta al sindaco di Palizzi (Rc), Walter Scerbo, che nelle settimane passate aveva voluto conferire a Mimmo Nasone la cittadinanza onoraria del Comune, a motivo dell’importante azione di promozione e riscatto sociale da lui portata avanti in quel territorio durante gli anni. Sono diverse, infatti, le iniziative di solidarietà e lotta alla mafia che Nasone, insieme a varie associazioni e, negli ultimi anni con Libera, ha fatto nascere e curato in questa porzione estrema della Calabria, da lungo tempo gravata dall’ombra cupa della ‘ndrangheta.
La probabile motivazione all’origine della minaccia è all’apparenza banale. A inizio d’anno, la cooperativa sociale agricola “Terre Grecaniche” (che aderisce alla rete di Libera), piccola ma fiorente realtà d’imprenditoria vinicola, i cui terreni sono nel comune di Palizzi, aveva subito un attentato con danneggiamenti e furti in stile mafioso. Come gesto di solidarietà alla cooperativa e di denuncia sociale dell’accaduto, Libera (coordinata da Nasone) aveva organizzato sul territorio alcune iniziative antimafia coinvolgendo la gente del luogo, soprattutto i giovani, per costruire gradualmente “dal basso” un fronte sociale e culturale che contrastasse la mentalità ‘ndranghetistica e gettasse i germogli di una civiltà rinnovata. Sforzo che era stato poi, di fatto, sancito dall’iniziativa del sindaco di conferire a Nasone la cittadinanza onoraria. Questo è probabilmente bastato per provocare nei “capi bastone” locali la minacciosa e arrogante reazione, nel tentativo di riaffermare il controllo del territorio.
“Episodi come questo – racconta Mimmo Nasone – lasciano ben intravedere come i nostri territori siano pervasi dalla peste della mafia, anche nelle piccole realtà locali, dove gli interessi sono sicuramente di dimensioni ridotte. Ma conta più l’assurda pretesa di avere il territorio sotto controllo”. “Ogni iniziativa educativa, produttiva o di riscatto sociale – aggiunge – in quanto generatrice di speranza di futuro, è percepita dai mafiosi come una seria minaccia, potenzialmente in grado di sottrarre soprattutto i giovani alla cupa mentalità della ‘ndrangheta che li vuole, al contrario, avviliti e sfiduciati, facili prede di illusorie promesse di potere e dominio”. Alla domanda su quale sia il modo migliore di reagire alle minacce di morte, rivolte a lui come persona, ma anche a tutta Libera e, più in generale, a chi lotta contro la mafia, ecco la sua risposta: “La migliore reazione è una maggiore assunzione di responsabilità da parte di ciascuno, secondo il proprio ruolo sociale, senza delegare ad altri la costruzione di una società migliore. Dunque, portare avanti il proprio compito, tanto nella professione quanto nelle relazioni personali, con maggiore impegno e serietà, consapevoli che il bene comune dipende dall’azione coscienziosa di ciascuno di noi. Tutto ciò unitamente a un forte impegno educativo nei confronti delle nuove generazioni, che hanno sempre più bisogno di toccare con mano che il bene esiste ed è possibile metterlo al centro della convivenza civica”.
Dopo queste pesanti minacce, è duro riprendere l’impegno quotidiano. C’è persino il rischio di sentirsi condizionati dalle vessazioni. “Beh, queste cose vanno prese sul serio – precisa Nasone -, e indubbiamente qualche preoccupazione in più sorge, tant’è che anche le autorità preposte hanno deciso di attivare nei miei confronti delle misure cautelari aggiuntive. Tuttavia ritengo essenziale non focalizzare l’attenzione su di me. Qui non è in gioco la tutela di Mimmo Nasone, ma il riscatto di un popolo intero che ha diritto a poter guardare al suo futuro con libertà e speranza. L’associazione Libera e tutte le altre realtà che vogliono contribuire a realizzare questa speranza – prima fra tutte la Chiesa di Calabria – devono perciò restare unite e fare sinergia, questo è il miglior antidoto alla mentalità mafiosa”.
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