FestivalDi Benedetto Riga

L’educazione, l’istruzione, a partire dal sistema universitario, la sanità pubblica, la cultura. Sono questi i settori in cui più si sta sviluppando nel nostro Paese l’attività di fundraising: le organizzazioni del volontariato e del Terzo settore non possono ormai prescinderne.

Il Forum delle piccole organizzazioni. Ci saranno anche le piccole organizzazioni del no profit all’atteso Festival del fundraising, che si svolgerà a Verona dal 6 all’8 maggio. Le organizzazioni interessate ad approfondire le loro esigenze – nella giornata del 7 maggio si riuniranno in un Forum – possono candidarsi, entro il 2 marzo e richiedere una consulenza gratuita su quattro temi: reclutamento e gestione volontari, comunicazione, database e strategie digital, che rappresentano il ventaglio degli strumenti necessari per costruire una raccolta fondi su basi solide. Nel corso del Festival – un appuntamento che si annuncia importante per il mondo del Terzo settore e delle organizzazioni del volontariato, promosso dall’associazione Festival del fundraising, realtà non profit nata nel 2008 e ideato da Valerio Melandri, direttore dell’unico master universitario italiano dedicato al fundraising (ateneo di Bologna) – sarà garantita la condivisione di strumenti di conoscenza, di formazione e novità sul tema della raccolta fondi, attraverso: 15 ore di formazione, con la possibilità di personalizzare il proprio percorso; 32 workshop, 24 casi pratici e 12 tavoli di discussione; 17 ore di networking, per condividere buone pratiche, idee e novità.

Il primo censimento del fundraising. Lo scorso 20 febbraio, durante il convegno “Fundraiser, una professione coi numeri giusti! Le sorprendenti opportunità di carriera nella raccolta fondi”, sono stati presentati a Forlì – come primo appuntamento del master in fundraising dell’Università di Bologna – i risultati del primo censimento dedicato alla figura professionale del fundraiser. Si tratta di uno studio durato due anni, che ha coinvolto mille intervistati, promosso dal Philanthropy Centro Studi – un centro di ricerca, formazione e consulenza sul nonprofit, il fundraising e la responsabilità sociale d’impresa – e dalla Doxa, in collaborazione con l’associazione italiana fundraiser. Il fundraising in Italia può contare su una media di 5-6 miliardi di raccolta all’anno e vede impegnate nell’attività 6mila persone, che nella loro maggioranza hanno la caratteristica di un buon livello d’istruzione e preparazione. Numeri lontanissimi da quelli che si registrano negli Stati Uniti, ad esempio – dove la raccolta si attesta sui 400 miliardi di dollari – ma significativi, se si tiene conto della costante crescita di quest’attività, delle potenzialità del Terzo settore e dalla mancanza a tutt’oggi di una normativa moderna che favorisca la defiscalizzazione.

Strumento per co-produrre nuovo valore-sociale. Scrive Paolo Venturi, presentando la “Fund Raising School”, la prima scuola italiana di raccolta fondi promossa dall’area Alta Formazione di Aiccon (Associazione Italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit) con sede presso l’Università di Bologna: “Il fundraising rappresenta ormai un elemento chiave non solo per le oltre 300mila organizzazioni non profit italiane (Fonte: Istat) ma anche per la pubblica amministrazione sempre più impegnata nel costruire nuovi progetti con i cittadini e per le imprese sociali che – secondo i dati dell’ultimo rapporto di Iris Network – possono contare su oltre 540mila addetti che operano a favore di 5 milioni di beneficiari, generando un valore della produzione che supera i 10 miliardi di euro”. Per quanto riguarda la professione del fundraiser, aggiunge: “Sarà sempre più orientata all’imprenditorialità, per questo è fondamentale associare a una rigorosa conoscenza dei principi e delle tecniche della raccolta fondi una maggiore competenza nel relazionarsi con il mondo della finanza e delle nuove tecnologie assumendo come prospettiva non solo l’accountability ma anche l’impatto sociale. Il fundraising diventa così uno strumento per co-produrre nuovo valore sociale”.

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