ulivoAndrea Dammacco

Un batterio sta mettendo in ginocchio gli uliveti delle campagne pugliesi. Si tratta della “Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo codiro”, un organismo che parte disseccando la chioma degli arbusti, estendendosi via via a tutto l’albero e terminando con il distruggere completamente la pianta. E mettendo alle strette migliaia di braccianti e decine di aziende agricole. Sì, perché pare che il numero di alberi infetti, dato non confermato dalle autorità, sia arrivato al milione su un’area di 23mila ettari e con un danno ai produttori di più di 200 milioni di euro. “I danni sono incalcolabili ma non è stato ancora dichiarato lo stato di calamità” tuonano le associazioni di categoria puntando il dito sul governatore di Puglia, Nichi Vendola, reo, secondo gli stessi, di operare con troppa calma di fronte a una vera e propria tragedia. Eppure da più parti, Corpo Forestale incluso, sale l’allarmismo certificando la rapida e vasta estensione del batterio. Da dove provenga il batterio non è certo, tanto che la Procura di Lecce sta indagando seguendo due piste: la prima riguarda un convegno svoltosi nel 2010 all’Istituto agronomico mediterraneo (Iam) di Valenzano, in provincia di Bari, durante il quale alcuni scienziati furono autorizzati a portare in Puglia un campione della Xylella. La seconda riguarderebbe un’importazione, dall’Olanda, di piante contaminate del Costarica.

La lentezza della politica. Certezze sull’origine del contagio, quindi, non ci sono. Si conosce il ceppo di appartenenza, si conoscono i danni che la Xylella causa ma non si sa come combatterla. Si cerca una soluzione in tempi rapidi perché, nel tempo, i danni all’agricoltura pugliese potrebbero diventare incalcolabili. “Se non si troverà un rimedio di qualche tipo – dice Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia -, e al momento non esiste, i danni agli agricoltori in termini di mancato reddito saranno enormi con ricadute generali sul territorio davvero pesanti. Tanto è grave la situazione che abbiamo consigliato di non distribuire i rametti di ulivo del Salento in occasione della Domenica delle Palme. Partirà, infatti, una campagna di solidarietà per far girare rametti di ulivo provenienti da altre province pugliesi”. Ma i grandi assenti in questo dramma sono le Istituzioni politiche regionali. Per di più il prossimo maggio il mandato da Governatore di Vendola scadrà: “Come Coldiretti stiamo incalzando la Regione perché, a più di un anno e mezzo dall’inizio dello svilupparsi della malattia, non ha ancora richiesto agli organi centrali lo stato di calamità. Il che è gravissimo. Stiamo incalzando la Comunità europea perché non ha ancora creato un embargo totale delle piante, 150, che potrebbero far transitare la malattia dai Paesi extracomunitari. E non ha ancora chiuso le frontiere di Paesi come l’Olanda, che importano piante a rischio dal resto del mondo”. Le Commissioni parlamentari e del Senato, gli incontri tra Regione, associazioni di categoria ed esperti agronomi si susseguono senza sosta ma l’unica certezza, al momento, è l’impossibilità di fornire tempi certi per le operazioni d’intervento.

Agricoltori alle strette. Oltre ai dati, ai numeri e alle ipotesi scientifiche, chi sta attendendo con ansia risposte certe sono i lavoratori. Migliaia di braccianti costretti a rimanere a casa perché non c’è da far nulla nei frantoi e nei campi coltivati. “Siamo molto preoccupati per la lentezza delle decisioni politiche mentre i lavoratori agricoli perdono ogni giorno ore e ore di lavoro e di conseguenza salario”. A dirlo è Paolo Frascella, segretario generale di Puglia del Fai, la federazione agricola italiana del sindacato Cisl. “Il grosso problema sta nel fatto che il mandato della Giunta regionale pugliese è in scadenza a maggio e, quindi, non si capisce bene quali tipi di impegni possano prendere. C’è un vuoto preoccupante che partirà dai prossimi giorni fino alla fine di giugno, quando s’insedierà la nuova giunta. La situazione è grave e non è stata presa di petto. Forse si è data priorità di interessi alle fiere enogastronomiche europee perdendo tempo e risorse che potevano essere impiegate diversamente. Di pari passo con eventuali sovvenzioni e aiuti alle aziende sarà necessario creare le condizioni perché si possa dichiarare lo stato di calamità con il recupero delle giornate di lavoro”. Al momento, infatti, è stato dichiarato solo lo stato di emergenza, il che non incide sulla sorte di braccianti e operai che restano a casa lontano dai campi, chiusi in via preventiva. “L’unica tutela che i braccianti hanno – conclude Frascella – sta nella cassa di disoccupazione agricola o nelle giornate ‘di malattia’ a loro spettanti, poiché non raggiungono il minimo per avere le provvidenze dall’Inps. Ma è un dovere della giunta Vendola, finché resta in carica, utilizzare i poteri di cui dispone per fare qualcosa e attivarsi al più presto e in maniera più incisiva”.

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