Una conferenza stampa con il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih, la figlia, Eisham Ashiq, e l’avvocato Joseph Nadeem, in questi giorni in Italia per chiedere l’intervento della comunità internazionale affinché la donna cristiana venga finalmente liberata: si terrà martedì 14 aprile a Roma (ore 13, sala stampa di Palazzo Montecitorio), su iniziativa del sen. Mario Mauro e del sottosegretario di Stato alla Difesa Domenico Rossi, assieme all’Associazione Pakistani Cristiani in Italia e all’associazione CitizenGO. Asia Noreen Bibi, pachistana cristiana madre di cinque figli, è stata arrestata nel 2009 con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto e condannata nel 2010 alla pena capitale. Divenuta il simbolo dell’ingiustizia e dell’abuso della legge anti-blasfemia, la donna non ha mai smesso di proclamare la propria innocenza. In cella da più di 2000 giorni, dal carcere di Multan Asia Bibi continua a proclamare la propria innocenza. La vicenda di Asia mette in luce la facilità con cui si possa essere incriminati per blasfemia in Pakistan. Come nel caso di Asia, per essere arrestati per blasfemia è sufficiente un’accusa, il più delle volte infondata. Si ritiene infatti che circa il 95% delle accuse siano false. La norma non prevede l’onere della prova da parte dell’accusatore e sta quindi al presunto blasfemo provare la propria innocenza. È inoltre altissimo il numero di omicidi extragiudiziali legati ad accuse di blasfemia.
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