BiasottiDi Alberto Baviera
Oggi, per il decimo anno consecutivo, si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Lungo tutto lo Stivale sono molte le manifestazioni e momenti di preghiera in programma per ricordare chi è morto a causa della “fibra killer”. Questo 28 aprile in Italia è però il primo dopo la sentenza con la quale, nel novembre scorso, la Cassazione ha stabilito che l’imprenditore svizzero Stephan Schmideiny non doveva essere sottoposto a processo per il disastro Eternit, per via della maturazione della prescrizione relativa al reato di disastro ambientale. Per le migliaia di vittime che si sono avute nel nostro Paese negli ultimi decenni nessuno è stato ritenuto colpevole. A Casale Monferrato, capitale italiana nella lotta all’amianto, quest’anno il ricordo è particolarmente legato all’impegno con e delle giovani generazioni: quasi tutte le iniziative, compresi un paio di convegni su cura della malattia e giustizia, si svolgeranno infatti negli istituti scolastici cittadini. Da anni, in questa cittadina nella quale ha operato lo stabilimento della Eternit più grande d’Europa, gli studenti sono stati coinvolti in concorsi e progetti, con la realizzazione di mostre e aule multimediali. Questo è uno dei punti dei quali Romana Blasotti Pavesi, ottantaseienne “pasionaria” della lotta contro l’amianto, va più orgogliosa. Alla dimissionaria presidente dell’Afeva, l’associazione famigliari e vittime amianto che ha guidato per quasi 30 anni, il mesotelioma pleurico ha portato via il marito Mario, la figlia Maria Rosa, la sorella Libera, il nipote Giorgio, la cugina Anna. Quando si parla di vittime dell’amianto nessuno, più di lei, ne conosce le sofferenze, il respiro affannoso, i sogni spezzati. Ma “la Romana” è testimone anche dell’impegno di una città che ha saputo reagire e che ora si affida ai giovani per continuare nella lotta all’amianto e per la giustizia.
C’è il rischio che la sentenza della Cassazione cancelli la memoria delle vittime?
“Non si può dimenticare chi a causa dell’amianto si è ammalato ed è morto. Neanche se non lo si è conosciuto personalmente. Non lo si può fare come Istituzioni e opinione pubblica, non lo si può fare ovviamente come familiari. Quest’anno saranno undici anni da quando il mesotelioma s’è portato via mia figlia, l’ultima vittima nella mia famiglia: lei, come mio marito e gli altri cari che son mancati per questa tragedia non li dimenticherò mai”.
Nel ricordare le vittime si rinnova l’impegno affinché non ce ne siano altre…
“A Casale Monferrato purtroppo ancora oggi c’è chi scopre di essersi ammalato. Vivere con la spada di Damocle del ‘chissà se capiterà anche a me?’ non è semplice. C’è anche chi ha la forza e il coraggio di non pensarci… La malattia colpisce ancora: le morti oggi qui sono una cinquantina all’anno, per questo sono indispensabili bonifica e ricerca. Quando abbiamo cominciato la lotta lo abbiamo fatto per le giovani generazioni, con la speranza di salvarle da questo male”.
Parlando di giovani, lei non ha mai nascosto l’importanza che il testimone della battaglia passasse a loro…
“La cosa che più mi fa piacere di questi anni di lotta è che grazie alle scuole siamo riusciti a coinvolgere i giovani. Mi auguro che venuti a conoscenza del problema sappiano difendersi ed ottenere più giustizia di quanta ne abbiamo avuta noi finora. A Casale c’è ancora molto dolore, perché non siamo riusciti completamente ad avere giustizia. Però i giovani ci danno tanta speranza: sono convinta che avranno più capacità e più volontà di combattere perché non accadano più simili tragedie”.
Poche settimane dopo la sentenza della Cassazione lei ha annunciato le dimissioni da presidente dell’Afeva. Cosa l’ha animata in questi decenni?
“Nessuna vendetta, soltanto giustizia e nient’altro. Sono contenta di quello che ho fatto in questi anni e lo rifarei con tutta la passione, la rabbia. E il gran dolore che abbiamo sopportato a Casale. La nostra battaglia vorremmo fosse un grande esempio in tutte le situazioni nelle quali c’è qualcuno che può fare ciò che vuole ai danni di chi subisce ma non vuole diventare vittima”.
Nelle iniziative del 28 aprile incontrerà diversi studenti. Cosa dirà loro?
“Li ringrazierò, come ringrazierò insegnanti e presidi. In questi anni hanno dimostrato conoscenza e comprensione verso il problema amianto. Così come hanno capito che c’era necessità di ribellarsi e pretendere giustizia. E augurerò loro che non capitino più tragedie come quelle che ci hanno colpito”.

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