Ultreya! Si salutavano così i pellegrini di Santiago de Compostela del passato, incoraggiandosi a vicenda ad andare “più in là”, “sempre oltre”. Lo stesso incoraggiamento anima oggi il movimento dei Cursillos de Cristianidad, che ha scelto di titolare con l’antica parola l’incontro europeo che si svolge in questi giorni a Roma e che ha avuto il suo culmine lo scorso giovedì 30 aprile, radunando i 7mila partecipanti sotto le volte dell’Aula Paolo VI per salutare il Papa.
L’incontro, in realtà, era programmato per venerdì 1° maggio, ma una serie di imprevisti ha fatto sì che venisse anticipato. Le prime parole che il Pontefice ha rivolto ai Cursillos sono state quindi di scuse, seppur in chiave ironica: “C’è stata una confusione. Voi sapete che il Papa è infallibile quando fa definizioni dogmatiche, cosa che si fa ma raramente… Ma anche il Papa ha i suoi difetti e con i suoi difetti non c’entra l’infallibilità! E questo Papa è poco ordinato e anche indisciplinato. E da questo è nata questa confusione. Per questo vi chiedo scusa!”.
Traendo spunto dalle domande presentategli, il Santo Padre ha plauso a questa iniziativa definita “una vera riunione fra amici, un incontro fraterno di preghiera, di festa, e di condivisione della vostra esperienza di vita cristiana”. Ha dunque offerto alcuni suggerimenti utili alla crescita spirituale del Movimento, anche per inquadrare la sua missione nella Chiesa e nel mondo.
Prima Bergoglio ha fatto un passo indietro e rammentato le radici da cui il carisma dei Cursillos si è prolificato dagli anni ’40 ad oggi. Ovvero quella Spagna in cui vissero Eduardo Bonnín Aguiló e l’allora “coraggioso” vescovo di Mallorca, Juan Hervas y Benet, che “insieme ad altri giovani laici, si resero conto della necessità di raggiungere i loro coetanei scorgendo il desiderio di verità e di amore presente nel loro cuore”.
Furono costoro “pionieri” e “autentici missionari”, che “non esitarono a prendere l’iniziativa e coraggiosamente si avvicinarono alle persone, coinvolgendole con simpatia e accompagnandole nel cammino della fede con rispetto e amore”. Proprio simpatia e compagnia sono stati i tratti caratteristici di questi circa 75 anni dei Cursillos, trascorsi “senza mai fare proselitismo”. “E questa è una virtù”, ha affermato Francesco, perché – come diceva Benedetto XVI – “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per testimonianza”. E il proselitismo “non è paziente: ‘Leggi questo, fai questo, vieni qui, vieni là; ti bussano alla porta…”; mentre per far avvicinare i lontani a Dio bisogna saper aspettare, con docilità e con “amicizia”, e lì “seminare”.
Oggi i membri del Movimento, sull’esempio degli iniziatori, annunciano quindi “la Buona Notizia dell’amore di Dio”, facendosi vicini “agli amici, ai conoscenti, ai compagni di studio e di lavoro perché anch’essi possano vivere un’esperienza personale dell’amore infinito di Cristo che libera e trasforma la vita”.
“Quanto è necessario uscire, andare oltre,senza mai stancarsi, per incontrare i cosiddetti lontani!”, ha sottolineato il Santo Padre. Ancora più importante è, però, “sperimentare in prima persona la bontà e la tenerezza di Dio”. Scoprire, cioè, che “il Signore vuole incontrarci, vuoledimorare con noi, essere nostro amico e fratello”, senza chiedere nulla in cambio se non “di accoglierlo”.
E questo incontro è fondamentale se si vuol dare testimonianza, ha evidenziato il Pontefice, perché per farlo bisogna semplicemente “comunicare quello che il Signore ha fatto con me, con tanta tenerezza, con tanta bontà, con tanta misericordia”. A cominciare dalla esperienza di perdono che Cristo, nel sacramento della Riconciliazione, concede a tutti noi che abbiamo “la laurea di peccatori”.
Un’altra via per meditare l’amore del Signore – ha spiegato il Papa – è poi leggere la sua Parola. Una strada già suggerita da Bergoglio centinaia di volte: “Portate sempre in tasca o nella borsa un Vangelo, piccolo: nei viaggi, quando sono in attesa dal dentista o per fare qualcosa, leggere un brano del Vangelo”. Perché “questa familiarità con la Parola di Dio, ci avvicina al Signore”, e così “possiamo ascoltare il Signore che ci indica il cammino da percorrere e ci incoraggia di fronte alle incertezze e difficoltà che la vita presenta”.
Papa Francesco ha indicato infine nella carità la terza modalità di testimoniare “l’amore di Gesù nelle opere di misericordia”. A tal proposito ha domandato chi, tra i presenti, fosse capace di recitare le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituale. “Siamo coraggiosi… Alzi la mano chi non è capace!”, ha detto, e davanti alla distesa di braccia elevate ha assegnato il “compito a casa” di “cercare e studiare le opere di misericordia” per metterle in pratica e “far toccare con mano alle persone l’infinita misericordia divina”.
La gente ha assolutamente bisogno di questo. Alcuni infatti pensano: ‘No, Dio è lontano. Andrò all’inferno… Ne ho fatte tante’, non sapendo che “se tu hai fatto tante cose brutte”, se però chiedi perdono “Lui sarà molto contento e farà festa”. Questo è dunque il compito che spetta ai Cursillos: riaccendere “questo ardente desiderio di amicizia con Dio, dalla quale scaturisce l’amicizia con i fratelli”.
Un compito già svolto abbondantemente: “Migliaia di persone in tutto il mondo sono state aiutate a crescere nella vita di fede”, ha ricordato il Santo Padre. Tuttavia oggi va realizzato con maggior vigore, perché “nel contesto odierno di anonimato e di isolamento tipico delle nostre città”, è quanto mai importante “la dimensione accogliente, familiare, a misura d’uomo” che i Cursillos offrono negli incontri di piccolo gruppo.
A proposito di questi, il Papa ha suggerito di “affiancare momenti che favoriscano l’apertura ad una dimensione sociale ed ecclesiale più grande, coinvolgendo anche chi è venuto in contatto con il vostro carisma ma non partecipa abitualmente ad un gruppo”. Sempre nella consapevolezza che la Chiesa è “una ‘madre dal cuore aperto’ che ci invita a volte a ‘rallentare il passo’, a ‘rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada’”.
“È bello aiutare tutti, anche chi fa più fatica nel vivere la propria fede”, ha ribadito il Pontefice. E ha concluso con l’incoraggiamento “ad andare ‘sempre oltre’, fedeli al vostro carisma’”, tenendo vivo “lo zelo, il fuoco dello Spirito che sempre spinge i discepoli di Cristo a raggiungere i lontani, senza fare proselitismo”.
“Fate qualcosa per evangelizzare nelle grandi città, città cristiane, anche in famiglie cristiane”, ha soggiunto Bergoglio. Perché “ci sono bambini che non sanno fare il segno della croce”. E questa “paganizzazione della società” come minimo dovrebbe interpellarci.
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