Di Salvatore Cernuzio da Zenit
Tocca uno dei nervi scoperti delle famiglie di oggi la catechesi di Francesco durante l’Udienza generale di questo mercoledì. Il Papa parla di “educazione” ai figli: un tema dibattuto e spesso snaturato in decenni di studi e che gli stessi genitori attualmente reputano compito di altre istituzioni.
Bergoglio parla invece molto chiaro e invita subito i genitori a sentirsi sempre “responsabili” dell’educazione dei propri figli, senza “autoescludersi”. Non ci sono perciò né “esperti” né intellettuali che tengano: per mamme e papà educare la propria prole è una “naturale vocazione”.
Lo dice anche la lettura dell’Apostolo Paolo, dove – ricorda il Pontefice – è scritto: “Voi figli obbedite ai genitori in tutto, ciò è gradito al Signore. E voi padri non esasperate i vostri figli perché non si scoraggino”. Questa, commenta a braccio il Papa, “è una regola sapiente: il figlio che è educato ad ascoltare i genitori e a obbedire ai genitori che cercano di non comandare, in una maniera brutta, per non scoraggiare i figli. I figli devono crescere senza scoraggiarsi, passo dopo passo”.
Ad esempio, spiega il Santo Padre ancora a braccio, “se voi genitori dite ai figli: ‘Ma, saliamo su quella scalina’ e prendete loro la mano e passo dopo passo li fate salire, le cose andranno bene. Ma se voi dite: ‘Vai su!’. ‘Ma non posso’. ‘Vai!’, questo si chiama esasperare i figli, chiedere i figli le cose che non sono capaci di fare”. Per questo, rimarca il Pontefice, il rapporto genitori-figli deve fondarsi sulla “saggezza”, con “un equilibrio tanto grande”.
Certo, non sempre è facile mantenerlo questo equilibrio; ci sono genitori, ad esempio, che lavorando entrambi “vedono i figli solo la sera”, e quando ritornano a casa sono troppo stanchi per riservargli le dovute attenzioni.
Francesco è consapevole di queste e di tante altre difficoltà che diverse famiglie vivono oggi. Si dice solidale con tutti, ma riserva tuttavia una piccola annotazione ai coniugi che vivono la condizione di separati: “È tanto difficile educare, poverini – afferma -, hanno avuto difficoltà, si sono separati e tante volte il figlio è preso come ostaggio e il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà e si fa tanto male. Ma io dirò a voi, i matrimoni separati: mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Voi siete separati per tante difficoltà e motivi”. “La vita vi ha dato questa prova – prosegue il Papa – ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, che i figli non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, che i figli crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. E per i matrimoni separati questo è molto importante e molto difficile ma potete farlo”.
Dunque, come si denota, non c’è una formula unica per la domanda “come educare?”. Ancor più difficile è rispondere al quesito: “Quale tradizione abbiamo oggi da trasmettere ai nostri figli?”. “Intellettuali ‘critici’ di ogni genere – osserva Papa Francesco – hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni, veri o presunti, dell’educazione familiare”. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di “autoritarismo”, “favoritismo, “conformismo”, “repressione affettiva che genera conflitti”. Ma l’unico conflitto è stato provocato da certe teorie che, di fatto, afferma il Papa, hanno aperto “una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola..”.
“Il patto educativo oggi si è rotto”, sottolinea Bergoglio, “e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca”. Inoltre, la moltiplicazione dei cosiddetti “esperti” ha portato a un’occupazione del “ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione”.
“Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri”, c’è sempre infatti qualcuno che ne sa più della madre e del padre, avanzando “obiettivi, motivazioni, tecniche” mentre “i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi”. “Privati del loro ruolo”, essi – evidenzia il Pontefice – diventano dunque “eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli”. Tendono pertanto “ad affidarli sempre più agli ‘esperti’, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli”. Il problema è che, così facendo, i genitori “corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo – rimarca il Papa – è gravissimo!”.
Si lascia andare quindi a ricordi personali, quando da piccolo studente di quarta elementare, fu rimproverato dalla maestra per averle mancato di rispetto. Il giorno dopo la mamma lo accompagnò a scuola, spiegando prima “con dolcezza” davanti alla maestra che quell’errore non doveva essere ripetuto e poi ritornando in privato sull’argomento una volta a casa.
Una scena che difficilmente si verificherebbe in una scuola moderna. Anzi, sottolinea il Papa, “se la maestra fa una cosa del genere, il giorno dopo ha o due genitori o uno dei due a rimproverare la maestra, perché i tecnici dicono che ai bambini non si deve rimproverare così”. Ciò dimostra “che questa impostazione non è buona, non è armonica, non è dialogica, e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative, le scuole, ma anche le palestre, tante, tante agenzie educative, le contrappone”.
Sicuramente, ammette il Santo Padre, anche “certi modelli educativi del passato avevano alcuni limiti”, ma è pur vero “che ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro”. D’altra parte, rileva, “la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi”, e con i figli si scade spesso in un “dialoghismo” superficiale che “non porta a un vero incontro della mente e del cuore”.
Il Vescovo di Roma invita tuttavia a non scoraggiarsi: “Anche nelle migliori famiglie – dice – bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza! Ma è così la vita! La vita non si fa in laboratorio, si fa nella realtà”. E di questa realtà la “buona educazione familiare” ne è “la colonna vertebrale”, perché “la sua irradiazione sociale è la risorsa che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che toccano i figli meno fortunati”. “Questa irradiazione può fare autentici miracoli”, su tutti: genitori incerti e figli delusi. “E nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli”, assicura il Papa. Dunque, conclude, “è ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio – perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli – e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”.
0 commenti