Mi ha chiesto con una semplicità disincantata: “Che si fa a Pentecoste?”. Non so se perché volesse fare qualcosa anche lei, indagare sulle mie abitudini o sottolineare quanto quella domenica, di Pentecoste, appunto, si riducesse, nella maggior parte delle comunità cristiane, a una domenica come tutte le altre. Una non-festa soffocata da routine, prime comunioni, cresime, feste patronali, prime tintarelle…
Che si fa a Pentecoste? Quest’anno ho attraversato l’Italia centrale. Da casa: Imola-Pistoia-Vallombrosa e poi per Arezzo-Perugia-Norcia ancora a casa. Ma riguardo alla Pentecoste, nulla. Messa a parte.
Poi un libro che mi sta accompagnando in questi giorni:
«Ma la donna disse che gran parte della gente sogna di ricominciare da capo, e aggiunse che in questo c’era qualcosa di commovente, non di pazzo. Disse che in realtà quasi nessuno, poi, ricomincia da capo davvero, ma non si ha idea di quanto la gente passi a fantasticare di farlo, e spesso proprio mentre è nel mezzo dei suoi guai, e della vita che vorrebbe lasciar perdere» (A. Baricco, Tre volte all’alba, Feltrinelli).
Ecco! A Pentecoste desideravo molto, non ho fatto niente! Ho subito la velocità delle notizie sulle contraddizioni degli uomini di Chiesa, oltre a quelle che già conosco per esperienza. Perché anche io sono uomo di Chiesa, in quanto battezzato; e portatore di contraddizione in essa, in quanto peccatore.
Mi sono sentito chiuso in un buio assordante: come Pietro perso tra entusiasmo e incoerenza, Andrea e Giacomo che cercavano il potere, Filippo che non aveva capito nulla, Tommaso che rimane incredulo, Giovanni che non dice mai nulla. E tutti gli altri. Fino ai miei giorni. Fino alla Chiesa in cui vivo.
A Pentecoste, come loro e come tutti, non si è fatto nulla. Tranne desiderare ogni genere di cambiamento impossibile. Tranne un proposito irrealizzabile di conversione. Un desiderio deludente di santità.
Poi, nella celebrazione dell’eucaristia, dentro il cenacolo delle contraddizioni, delle paure, dei fallimenti, dello sfinimento, della delusione: un vento forte che scompiglia tutte le logiche, un tuono che ci sveglia da ogni torpore, un fuoco che purifica ogni sozzura. Lo Spirito Santo che raddrizza ogni stortura e sana tutte le ferite.
Non dovevamo fare nulla! Solo lasciarci “fare” dal Signore. E oggi, misteriosamente, con entusiasmo a dirlo a tutti: il desiderio è stato baciato dalla realtà; il peccato non ci ha impedito di gioire; la paura non ci ha negato di essere “nuovi”.
Pensavo di non aver fatto nulla. Invece è cambiato tutto.
Come è possibile tutto questo? È lo Spirito Santo!
(da www.appuntidiunpellegrino.blogspot.com)
luana
salve don dino pirri, noi non ci conosciamo ma le dico che quello che ha scritto varrà solo per lei, senza offesa sono credente ma non praticante, per cuji le posso dire finchè voi sacerdoti credete in tutto questo a me sta bene, ma io sinceramente non credo a tutto questo, spero di non averla offesa, anche se sono certa di non essere l'unica non credente al 1000 %, anzi nè avrà conosciute a bizzeffe, la saluto, sicuramente il mio commento non le rimarrà impresso ma almeno l'ha letto,