DIOCESI – Vescovo Carlo Bresciani: “Quaranta anni di vita sacerdotale sono come un soffio dell’amore di Dio che, dopo esserti consegnato a Lui, ti ha preso e ti ha portato con determinata dolcezza dove tu non avresti mai pensato e, forse, neppure spontaneamente desiderato andare. Ma le sorprese di Dio sono davvero tante nella vita di ogni uomo; credo lo siano in modo particolare nella vita di un sacerdote che per la missione che gli è stata affidata si trova ad essere testimone giornaliero di ciò che Dio meravigliosamente e silenziosamente va operando nel cuore dell’uomo. Forse, nessuno come il sacerdote è testimone così privilegiato della presenza operante di Dio, perché a nessuno come a lui viene aperto ciò che nel cuore dell’uomo va via via maturando sotto l’impulso dello Spirito.
In questo anniversario della mia ordinazione sacerdotale, non posso non riandare con la mente a rivivere momenti intensi e intimi vissuti con slancio giovanile; non posso non ricordare persone -familiari, amici e maestri- che hanno accompagnato il mio cammino verso il sacerdozio. Tra essi mi è grato ricordare il venerato e amato vescovo S.E. Luigi Morstabilini che mi ha ordinato presbitero. Giustamente è ricordato come grande vescovo della diocesi bresciana. La mente questa sera è affollata di volti di persone semplici, ma di fede grande, e il cuore è ricolmo di affetti cari cui debbo molta gratitudine. Persone che non sono più e che affido con fiducia alla misericordia di Dio.
Ma sono anche molto contento di potermi raccogliere per questo momento di preghiera con voi, cari sacerdoti e fedeli, per un sincero ringraziamento a Dio innanzitutto, perché Lui, nonostante tutto, è stato fedele a me in questi lunghi anni. Posso dire di aver toccato con mano la immeritata bontà e la sovrabbondante misericordia di Dio su di me. Sono grato in modo particolare a tutti voi che avete voluto unirvi a me questa sera e sostenere così la mia preghiera di ringraziamento. Lo sento come un atto di genuina e preziosa carità nei miei confronti. Dio ve ne renda merito. Vi confesso che sento profondamente il bisogno della vostra preghiera e questa sera mi siete di conforto. La vostra presenza e la vostra preghiera mi incoraggiano e mi stimolano a una sempre maggior dedizione alla nostra Chiesa, corpo del Cristo vivente e contemporaneo a noi.
Ma l’anniversario del 40° di ordinazione che mi riguarda, non può non portarci a riflettere sul prezioso dono del sacerdozio che Dio fa alla sua Chiesa. Esso non è titolo di onore personale, non ci è dato per una particolare consolazione personale, non è condizione di privilegi particolari o di potere se non quello, unico, di servire le necessità e i bisogni della Chiesa, là dove è necessario e non necessariamente dove piace, là dove Gesù, attraverso la Chiesa, chiede. Egli, chiamandoci al presbiterato ci ha chiesto di lasciare padre e madre, fratelli e sorelle, di non avere moglie o figli, di lasciare anche la patria, per essere liberi di servire e amare con lui la sua sposa, la Chiesa. La vita del presbitero è la Chiesa, la sua passione: la Chiesa. La sua ragion d’essere è il servizio degli altri, del loro bene spirituale.
Diceva Giovanni Battista Montini –poi Paolo VI, ora beato- ordinando 28 nuovi sacerdoti a Milano, il 25 febbraio 1961: “Come non si concepisce un medico senza i malati, né un maestro se non ha discepoli, così non si può concepire un sacerdote che viva per sé”. Il sacerdote, quindi, non procede mai da solo, quasi egli non fosse parte del popolo di Dio e insieme ad esso in cammino di fede. Egli è sì guida, perché a lui sono affidati la Parola del Vangelo e i sacramenti della fede, perché a lui è affidata la presidenza della comunità cristiana riunita nella preghiera e nella celebrazione eucaristica, ma egli non deve mai dimenticare che, mentre annuncia agli altri la Parola e mentre celebra l’eucaristia per la comunità, deve prima di tutto egli stesso rendersi ascoltatore della Parola insieme con la comunità che gli è affidata in comunione con la Chiesa e donare insieme al Cristo eucaristico la sua vita, fino alla morte, se richiesto dalla fedeltà a Dio e alla Chiesa.
«I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore, ne proclamano autorevolmente la parola, ne ripetono i gesti di perdono e di offerta della salvezza, soprattutto col Battesimo, la Penitenza e l’Eucaristia, ne esercitano l’amorevole sollecitudine, fino al dono totale di sé per il gregge, che raccolgono nell’unità e conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito. In una parola, i presbiteri esistono ed agiscono per l’annuncio del Vangelo al mondo e per l’edificazione della Chiesa in nome e in persona di Cristo Capo e Pastore» (PdV 15).
Ordinato presbitero per questa finalità, nulla è nessuno dovrebbe distoglierlo da questa missione: è un dovere che deve alla Chiesa, popolo di Dio, da cui egli stesso proviene e con il quale condivide il cammino della fede.
Se è vero che il popolo di Dio ha bisogno del sacerdote, è altrettanto vero che il sacerdote ha bisogno del popolo di Dio, ha bisogno di camminare nella fede insieme con lui, condividendo la semplicità e la genuinità delle sue espressioni, senza nulla pretendere per sé, se non la possibilità di servire là dove la Chiesa a nome di Cristo lo chiama.
«il presbitero dev’essere, nel rapporto con tutti gli uomini, l’uomo della missione e del dialogo. Profondamente radicato nella verità e nella carità di Cristo, e animato dal desiderio e dall’imperativo di annunciare a tutti la sua salvezza, egli è chiamato a intessere rapporti di fraternità, di servizio, di comune ricerca della verità, di promozione della giustizia e della pace, con tutti gli uomini» (PdV 18).
Sì, cari fedeli, il sacerdote ha bisogno di voi; noi sacerdoti abbiamo bisogno di essere aiutati da voi a camminare nella fede insieme con voi, perché insieme facciamo parte dell’unica Chiesa e condividiamo l’unica fede. Abbiamo bisogno di condividere con voi fatiche e speranze, gioie e dolori; abbiamo bisogno di pregare non solo per voi, ma anche con voi, perché con voi siamo in un cammino di fede comune.
E voi non cessate di pregate per noi sacerdoti, e anche per me, perché il Signore ci dia la grazia della gioiosa fedeltà quotidiana al ministero cui ci ha chiamato.
Insieme questa sera rendiamo grazie a Dio per il dono del sacerdozio e della Chiesa: attraverso i quali possiamo ascoltare la Parola di Dio e ricevere i sacramenti della salvezza che ci sostengono nel nostro cammino verso la patria celeste.
Maria, Madonna della Marina e patrona della nostra Cattedrale e san Benedetto martire intercedano per noi la grazia della fedeltà e la perseveranza nel ministero che ci è stato affidato”.
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