La Chiesa boliviana ha avuto poco più di tre mesi di tempo per preparare l’attesa visita di Papa Francesco che si terrà tra l’8 e il 10 luglio e che avrà come scenari le due maggiori città del Paese: La Paz e Santa Cruz de la Sierra. I cattolici sono oltre 9 milioni, 18 le giurisdizioni ecclesiali, con 600 parrocchie, una quarantina di vescovi, circa 600 sacerdoti diocesani e quasi altrettanti religiosi, 2.600 suore, un centinaio di diaconi. Sessantamila le istituzioni educative cattoliche e oltre 700 istituzioni di assistenza e beneficienza.
Una Chiesa coraggiosa. Si prevede che Papa Francesco atterri nel pomeriggio di mercoledì 8 luglio all’aeroporto internazionale di El Alto, a 4mila metri sul livello del mare, da dove si dirigerà verso la sede del governo nella città di La Paz, per lo scambio di saluti protocollare con il presidente Evo Morales, che governa il Paese dal 2006 e che è appena stato rieletto per la terza volta consecutiva. Durante la sua discesa verso la città di La Paz, Francesco farà una pausa di silenzio e di preghiera presso il luogo in cui 35 anni fa fu trovato il corpo senza vita del gesuita spagnolo Luis Espinal, vilmente assassinato per ordine del dittatore Garcia Meza. Subito dopo Bergoglio visiterà la cattedrale dell’arcidiocesi di Nostra Signora di La Paz, e lì è previsto che il Papa saluti le autorità civili, politiche e religiose della sede del governo. Più tardi, dopo soltanto quattro ore dal suo arrivo in Bolivia, il Papa lascerà La Paz per recarsi nella città di Santa Cruz de la Sierra – 416 metri sul livello del mare – e verso sera si sposterà nella residenza del cardinale Julio Terrazas, dove sarà alloggiato per due notti. Terrazas è stato sistematicamente squalificato dal governo nazionale, accusato di far parte dell’opposizione e di essere contrario al processo di cambiamento che, secondo il presidente, viene portato avanti in Bolivia. Il fatto è che le relazioni tra la gerarchia cattolica e il governo non sono per nulla facili a causa delle critiche che la Conferenza episcopale ha avanzato di fronte ai problemi che lacerano la società boliviana: traffico di droga, indigenza, corruzione e attentati alla libertà.
Due milioni di persone. La mattina di giovedì 9 luglio Papa Francesco presiederà l’unica Messa pubblica davanti al popolo di Dio in pellegrinaggio in Bolivia, nella zona del Cristo Redentore – icona storica installata in una zona centrale della città vecchia durante il Congresso eucaristico nazionale nel 1961. Si prevede per questa Messa la partecipazione di due milioni di persone. Tutte le giurisdizioni ecclesiastiche della Bolivia si stanno organizzando attraverso i loro vicariati pastorali e i vescovadi per partecipare a questa celebrazione. Sono anche attese per questa celebrazione nutrite delegazioni internazionali provenienti dai Paesi confinanti, in particolare Argentina e Brasile. Nel pomeriggio Francesco incontrerà i sacerdoti, i seminaristi e la vita consacrata della Bolivia. Come di consueto il Papa offrirà una riflessione e risponderà ad alcune domande. Occorre considerare che negli ultimi dieci anni il Paese boliviano ha vissuto una “siccità vocazionale” che ha svuotato i seminari e ha visto un aumento degli abbandoni del sacerdozio.
Sostegno ai vescovi. L’ultima attività pubblica di giovedì 9 luglio sarà il saluto a un’attività parallela di cui Evo Morales è anfitrione. Si tratta del secondo Incontro mondiale dei movimenti popolari (dal 7 al 9 luglio) la cui prima edizione si era tenuta proprio in Vaticano con il patrocinio del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, e che aveva proprio Evo Morales come ospite. Ciò ha causato qualche perplessità nella Conferenza episcopale boliviana. In quell’occasione, fra l’altro, Morales fece una visita privata a Papa Francesco nella sua residenza. Poco tempo dopo lo stesso Papa Francesco scrisse una lettera al presidente della Conferenza episcopale boliviana, mons. Oscar Aparicio, per confermare il suo sostegno al servizio e alla dedizione dei pastori boliviani e soprattutto al cardinale Terrazas.
A Palmasola e poi con l’episcopato. Venerdì 10 luglio, ultimo giorno della visita, sarà dedicato a due importanti attività: la visita al carcere di massima sicurezza di Palmasola e l’incontro con i vescovi boliviani. La visita che il Santo Padre effettuerà al Centro penitenziario di Palmasola, la più grande prigione in Bolivia, che ospita oltre cinquemila persone, deve essere interpretata come la predilezione di Papa Francesco per le periferie esistenziali dell’umanità. E Palmasola ne è un esempio. In tarda mattinata Papa Francesco incontrerà i vescovi della Bolivia nella parrocchia della Santa Cruz. Francesco incontrerà un episcopato boliviano che negli ultimi cinque anni è stato rinnovato con la nomina di nuovi vescovi giovani a cui spetta il compito di seguire il cammino aperto da figure come il cardinale Terrazas. All’ora di pranzo, il Papa si dirigerà verso l’aeroporto internazionale di Viru Viru e saluterà la Bolivia partendo per il Paraguay.
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