Era forse il passaggio più temuto, ma per il governo è andata bene. Con 159 voti a favore e 112 contro, il disegno di legge sulla scuola è stato approvato al Senato e adesso si avvia all’approvazione definitiva alla Camera, in programma il 7 luglio. Poi la Buona Scuola di Renzi sarà legge.
Quello del Senato, in effetti, non era un passaggio scontato e il voto di fiducia sul maxiemendamento è stato sofferto, con una forte contestazione delle opposizioni su merito e tempi del provvedimento, anche con rumorose proteste a Palazzo Madama. Proteste che, in verità, sono rumorose e numerose anche fuori dal Palazzo, con parte del mondo della scuola schierato contro la riforma e in particolare contro alcuni punti, tra cui la “famigerata” valutazione dei docenti, per la quale qualcuno ha anche scomodato l’eccezione di incostituzionalità.
Tra i punti del maxiemendamento vi è la conferma dell’assunzione di oltre 100mila precari già a settembre (inclusi gli idonei del concorso 2012), mentre la questione controversa della chiamata diretta dei docenti da parte del dirigente scolastico è rinviata di un anno. Così anche la temuta figura del “preside-sceriffo” viene mitigata dal ribadito rispetto delle competenze degli organi collegiali, con poi il piano dell’offerta formativa che sarà elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente, e approvato dal consiglio di istituto. E per la questione valutazione dei docenti, ecco che nel comitato è previsto anche un membro esterno. Per il governo, e il ministro Giannini in particolare, il passaggio al Senato è un successo importante. Sulla riforma della scuola, infatti, è stato puntato molto in termini di credibilità della politica dell’esecutivo. “Questa legge – ha dichiarato subito dopo il voto il ministro Giannini – prevede il rilancio del nostro sistema di istruzione attraverso un cambiamento culturale che mette al centro questi principi: autonomia, trasparenza, responsabilità, valutazione e merito. Su questi temi per la prima volta si riesce a superare un muro che molti ministri non erano riusciti a valicare. La Buona Scuola comunque è per noi un punto di partenza, dopo l’approvazione avremo un lungo percorso di dialogo e di costruzione attuativa in cui coinvolgeremo il mondo dell’istruzione”.
Dialogo è una parola chiave. Una delle accuse rivolte al governo, infatti, è di aver fatto da sé, avendo ascoltato e “dialogato” troppo poco col mondo della scuola, nonostante quella che avrebbe dovuto essere la “grande consultazione” dei mesi passati. Lo stesso Renzi ha più volte accennato alla disponibilità all’ascolto e al confronto tra istanze differenti, cosa che però, per le opposizioni non sarebbe avvenuta. Ora, fissati i paletti della riforma, appare necessario costruire un sempre maggiore consenso intorno alle direzione presa dalla Buona Scuola. E il lavoro che tocca al ministero sarà soprattutto quello di coinvolgere e motivare il più possibile l’intero mondo scolastico, per realizzare quel “cambiamento culturale” sottolineato da Viale Trastevere. Al quale andranno aggiunti – come ha già suggerito qualcuno, e non è un dettaglio – anche nuovi programmi di insegnamento.
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