Di Luca Marcolivio da Zenit
Maria e la famiglia sono stati i soggetti al centro dell’omelia di papa Francesco presso il Parque de Los Samanes di Guayaquil, terza tappa del suo viaggio in Ecuador.
Durante la messa da lui presieduta nella città più popolosa del paese latino-americano, il Pontefice ha meditato il passo delle Nozze di Cana (Gv 2,1-11), le quali “si rinnovano in ogni generazione, in ogni famiglia, in ognuno di noi e nei nostri sforzi perché il nostro cuore riesca a trovare stabilità in amori duraturi, fecondi e gioiosi”.
Assieme alla “madre”, ha detto il Papa, ricompiamo l’itinerario di Cana, in cui si riscopre il vero significato dell’amore e dello stare con gli altri.
In quelle celebri nozze, vediamo Maria “sollecita verso le necessità degli sposi”, non “centrata nel proprio mondo” ma attenta alle esigenze dei commensali, ai quali è mancato il vino, “segno di gioia, di amore, di abbondanza”, ha osservato Francesco.
Dello smarrimento dell’amore sono vittime tanto gli “adolescenti” e i “giovani”, quanto le “donne” e, ancor più, gli “anziani”, che “si sentono lasciati fuori dalle feste delle loro famiglie, abbandonati in un angolo e ormai senza il nutrimento dell’amore quotidiano”.
La “mancanza di vino”, tuttavia, può riguardare anche la “mancanza di lavoro”, le “malattie” e “le situazioni problematiche che le nostre famiglie attraversano”.
A fronte di questa mancanza, lungi dal lamentarsi o dal fare la “suocera, che vigila per divertirsi delle nostre inesperienze, di errori o disattenzioni”, Maria è “presente, attenta e premurosa”, proprio come si conviene a una “madre”.
Rivoltasi “con fiducia” a suo Figlio, Maria riceve una prima risposta scoraggiante (“Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” Gv 2,4).
Tuttavia, la “premura” di Maria per le “necessità degli altri”, in qualche modo, “anticipa” l’ora di Dio, alimentando “la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche le preoccupazioni di Dio”.
In questa circostanza, Maria si rivolge a Gesù pregando e la preghiera “ci fa sempre uscire dal recinto delle nostre preoccupazioni, ci fa andare oltre quello che ci fa soffrire, ci agita o ci manca, e ci mette nei panni degli altri”.
La dimensione della preghiera è quindi congegnale alla “famiglia”, dove è sempre presente un “noi”, un “prossimo vicino, evidente”, che “vive sotto lo stesso tetto”, che “condivide con noi la vita e ha delle necessità”.
Quando poi Maria chiede ai commensali di fare ciò che il Figlio dirà loro (cfr. v.5), ci chiede di “metterci a disposizione di Gesù, che è venuto per servire e non per essere servito”, proprio come si impara a fare in famiglia, chiedendo “permesso”, dicendo “grazie” e “scusa”.
Per papa Francesco la famiglia è “l’ospedale più vicino, la prima scuola dei bambini, il punto di riferimento imprescindibile per i giovani, il miglior asilo gli anziani”; al tempo stesso, essa “costituisce la grande ricchezza sociale, che altre istituzioni non possono sostituire, che dev’essere aiutata e potenziata, per non perdere mai il giusto senso dei servizi che la società presta ai cittadini”.
Nella famiglia, piccola “Chiesa domestica”, la fede “si mescola con il latte materno” e, “sperimentando l’amore dei genitori, si sente vicino l’amore di Dio”.
Inoltre, in famiglia, “i miracoli si fanno con quello che c’è”, sebbene non sempre ciò sia “l’ideale”, né “quello che sogniamo”. Eppure in famiglia “nulla si scarta, niente è inutile”.
Il Santo Padre ha quindi chiesto ai fedeli ecuadoriani di “intensificare” le preghiere per il Sinodo della famiglia del prossimo ottobre, perché “persino quello che a noi sembra impuro, ci scandalizza o ci spaventa, Dio –facendolo passare attraverso la sua “ora” – lo possa trasformare in miracolo”.
Il significato profondo dell’episodio delle nozze di Cana, si può dunque riassumere così: grazie all’attenzione e al “coraggio” di Maria, i commensali “hanno gustato un vino migliore”, che è “quello che sta per essere bevuto, la realtà più amabile, profonda e bella per la famiglia deve ancora arrivare”.
È un vino che verrà “per ogni persona che ha il coraggio di amare”, a dispetto di tutte le “statistiche”, che “dicono il contrario”. Questo vino “per quelli che oggi vedono crollare tutto”, per i “disperati” e per “quelli con poco amore”.
E Gesù, a quelli che “hanno da bere solo lo scoraggiamento”, che “sentono di aver rotto tutte le anfore”, farà “versare il migliore dei vini” e ci farà “recuperare la gioia di essere famiglia”, ha poi concluso il Papa.
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