Un “cuore libero”, tanta speranza e spirito di sacrificio per andare avanti. È quello che ha chiesto papa Francesco ai giovani paraguayani nell’ultimo incontro del suo viaggio pastorale in America Latina.
A Costanera, sul lungofiume di Asunción, è andata in scena una piccola Gmg, con canti, balli e un’accoglienza calorosissima per un Pontefice che, apparso in gran forma, ha preferito mettere da parte il testo preparato per l’occasione – “i discorsi sono noiosi”, ha scherzato – parlando a braccio, come è solito fare davanti ai giovani.
Ascoltando le testimonianze di Liz, 25 anni, e di Manuel, 18, il Santo Padre ha recepito due storie di ragazzi che non si sono lasciati abbattere dalle avversità della vita e hanno trovato la loro forza in Gesù Cristo.
Seguendo l’esempio di questi giovani paraguayani, i loro coetanei di tutto il mondo, potranno chiedere anche loro a Gesù “un cuore libero dalle comodità della vita, dai vizi e dalla falsa libertà di fare quello che mi va in ogni momento”.
In particolare Liz, che per anni ha accudito la nonna e la mamma malate, “ci insegna che non dobbiamo essere come Ponzio Pilato e lavarcene le mani” ma mostrare un “grado altissimo di solidarietà e di amore” e diventare un esempio vivente di obbedienza al Quarto Comandamento: Onora il padre e la madre.
La giovane paraguayana ha avuto al suo fianco “una zia che è stata come un angelo” e ha goduto del sostegno morale del gruppo giovanile di preghiera, con cui si incontra nei fine settimana.
Non meno drammatiche sono state l’infanzia e l’adolescenza di Manuel che, patendo lo “sfruttamento”, il “maltrattamento” e la “solitudine”, invece di andare a “rubare” o di finire nel vortice della “dipendenza” dalla droga o dell’alcol, si è messo a lavorare sodo.
“Quanti giovani oggi hanno la possibilità di lavorare o studiare?”, si è domandato il Pontefice. “Chi ce l’ha ringrazi il Signore”.
“La vita non è facile per molti giovani – ha ribadito -. La disperazione porta alla delinquenza e alla corruzione” ma, ha aggiunto Francesco, “conoscere Gesù è aprire la porta alla speranza, dona forza” ai giovani di “andare controcorrente”.
D’altronde, Gesù indica come “beati” non “chi se la passa bene ma chi sa soffrire per gli altri”.
In conclusione, papa Francesco ha rispolverato una sua curiosa espressione, pronunciata la prima volta alla Giornata Mondiale della Gioventù: “hacer lio”, fare “casino”, esprimere gioia, in modo anche un po’ rumoroso…
“Continuate a fare casino – ha detto il Pontefice -. Un casino che ci doni un cuore libero, un casino che ci dia speranza, un casino che ci dia solidarietà, un casino che nasca dall’aver conosciuto Gesù e dal sapere che Dio è la mia forza”.
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