Con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù capovolge la legge del “mercato” e alla logica del “compare”, sostituisce quella del “dare”. Meditando sul passo evangelico odierno (Gv 6,1-15), papa Francesco ha aperto l’Angelus di oggi a piazza San Pietro, ricordando che in Cristo “agisce la potenza misericordiosa di Dio, che guarisce da ogni male del corpo e dello spirito”.
Gesù, tuttavia, “non è solo guaritore, è anche maestro – ha sottolineato il Papa – infatti sale sul monte e si siede, nel tipico atteggiamento del maestro quando insegna: sale su quella ‘cattedra’ naturale creata dal suo Padre celeste”.
Di fronte ad una situazione di scarsità economica ed alimentare, gli Apostoli, a partire da Filippo, hanno un approccio razionale e compiono un “rapido calcolo: organizzando una colletta, si potranno raccogliere al massimo duecento denari per comperare del pane, che tuttavia non basterebbe per sfamare cinquemila persone”.
Mentre i discepoli ragionano “in termini di mercato” e secondo la “logica del comprare”, Gesù propone la “logica del dare”. Dopo che gli vengono consegnati “cinque pani e due pesci”, Egli fa sedere i commensali, rende grazie al Padre e li distribuisce (cfr. v.11).
Sono gesti, ha spiegato il Pontefice, che “anticipano quelli dell’Ultima Cena”, dando “al pane di Gesù il suo significato più vero”, in quanto “il pane di Dio è Gesù stesso”.
“Facendo la Comunione con Lui, riceviamo la sua vita in noi e diventiamo figli del Padre celeste e fratelli tra di noi. Facendo la comunione ci incontriamo con Gesù realmente vivo e risorto!”, ha detto il Santo Padre.
La partecipazione all’Eucaristia, quindi, permette di “entrare nella logica di Gesù, la logica della gratuità, della condivisione”. E anche quando “siamo poveri”, tutti possiamo “donare qualcosa”.
Facendo la Comunione, attingiamo da Cristo “la grazia che ci rende capaci di condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che abbiamo”.
Se da un lato, “la folla è colpita dal prodigio della moltiplicazione dei pani”, il dono che Gesù offre è “pienezza di vita per l’uomo affamato”, poiché Egli sazia “non solo la fame materiale, ma quella più profonda, la fame di senso della vita, la fame di Dio”.
Di fronte alla “sofferenza”, alla “solitudine”, alla “povertà”, ha ammonito Francesco, “lamentarsi non risolve niente, ma possiamo offrire quel poco che abbiamo”, come i cinque pani e i due pesci del Vangelo odierno.
Ognuno di noi ha sicuramente “qualche ora di tempo, qualche talento, qualche competenza” e “se siamo disposti a metterli nelle mani del Signore, basteranno perché nel mondo ci sia un po’ più di amore, di pace, di giustizia e soprattutto di gioia”, ha affermato Bergoglio.
“Dio è capace di moltiplicare i nostri piccoli gesti di solidarietà e renderci partecipi del suo dono”, ha aggiunto papa Francesco, chiedendo infine che “la nostra preghiera sostenga il comune impegno perché non manchi mai a nessuno il Pane del cielo che dona la vita eterna e il necessario per una vita dignitosa, e si affermi la logica della condivisione e dell’amore”.
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