Il tempo delle parole è finito: è giunto il tempo di agire. Il Medio Oriente, lacerato da guerre, sopraffatto da un diluvio di inaudita violenza, sta vivendo una delle peggiori crisi della sua storia”. A margine dell’assemblea plenaria del Ccee, in corso a Gerusalemme (fino a domani), a parlare al Sir è il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. “Ripeto con chiarezza quanto ho già detto al ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, l’8 settembre scorso, a Parigi – spiega il patriarca che oggi ai vescovi europei ha rappresentato la situazione mediorientale – di questo tragico spettacolo, nessuno può essere spettatore indifferente. I responsabili di queste guerre devono fare un esame di coscienza e accettare le conseguenze; conseguenze di cui noi siamo testimoni inorriditi e impotenti, o addirittura vittime”. Le conseguenze di tale situazione sono sotto gli occhi di tutti: in Giordania ci sono 740.000 profughi siriani e 8.000 iracheni che vivono nella massima precarietà. Non hanno case, lavoro e scuole.
“Il loro futuro è desolante – dice Twal, ribadendo le parole dette al ministro Fabius – la Chiesa giordana, con la sua Caritas è in prima linea per aiutare i rifugiati iracheni, ma non può fare di più. La Chiesa è stanca, la Caritas è stanca, i rifugiati sono stanchi. Molti stanno raggiungendo l’Europa spinti dalla disperazione. Non possono sfuggire alla morte in Iraq o in Siria per ritrovarla sulle coste dell’Europa”. Servono fatti concreti per Twal: “Fermare il traffico e la vendita di armi a questi Paesi. Anche i cosiddetti ribelli moderati. I ribelli moderati non esistono! Esistono le bombe moderate? Non vi è alcuna azione o reazione moderata in stato di guerra”. “È necessario che i responsabili siano giudicati, così come quelli che li finanziano o li proteggono. È urgente risolvere il conflitto israelo-palestinese, prima fonte di tensione nella regione. Il Medio Oriente ha bisogno di pace. Le sue minoranze hanno bisogno di pace, e anche l’Europa ne ha bisogno”.
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