Scarica Lettera pastorale e Cammino anno pastorale (calendario)
DIOCESI – Nei giorni di giovedì 17 e venerdì 18 settembre la nostra diocesi si è riunita presso la Sala Giovanni Paolo II nella parrocchia Sacro Cuore di Centobuchi per partecipare alla presentazione dell’anno pastorale che si appresta a cominciare. L’incontro, segnato da un profondo intervento del vescovo, ha visto coinvolti i rappresentanti di vari gruppi e associazioni diocesane, realtà parrocchiali, educatori, catechisti, nonché molti religiosi e religiose.
«La nostra Chiesa diocesana ha tante risorse umane e di fede, ha affermato il vescovo Carlo – è aperta alla carità e cercherà di esserlo sempre di più come giustamente ci chiede papa Francesco, ha una vivacità ammirevole del laicato che si esprime anche in tanti movimenti e associazioni, ha sacerdoti che con grande dedizione e generosità, senza lesinare fatiche, si spendono tutti i giorni nell’annuncio del Vangelo e nel seguire la vita della parrocchia.
Come tutta la Chiesa, anche la nostra Chiesa diocesana deve affrontare le nuove sfide di una società non più cristiana, pluralista e secolarizzata, a volte perfino insofferente nei confronti della fede cristiana, vista e presentata troppo spesso come un ostacolo a una libertà che si vorrebbe slegata da qualsiasi vincolo morale e relazionale e per questo oggetto di attacchi talora violenti, impietosi nel mettere in evidenza i nostri limiti e i nostri peccati, che non mancano. Una Chiesa che, di fatto, è anche da noi ormai minoranza, che vive all’interno di una cultura che è sempre meno ispirata da valori cristiani e che corre il serio rischio di essere ricercata solo per i riti tradizionali e non per la vita secondo il Vangelo che propone e dona.
Una Chiesa così rischia di diventare uno dei possibili soprammobili per abbellire la festa, non il motivo della festa stessa; importante diventa sempre più il contorno dei sacramenti, non il sacramento stesso, che poi, dopo la festa, viene subito dimenticato. Si chiede alla Chiesa la celebrazione dei sacramenti, ma si rifiuta la vita cristiana e la Chiesa stessa nella vita della quale quei sacramenti dovrebbero introdurre. Gesù nel Vangelo dice: “Colui che mangia me, vivrà per me” (Gv 6, 57) e con questo spiega il vero senso e la vera finalità del sacramento: vivere per Cristo e in Cristo nella Chiesa.
Se vogliamo vivere la vita cristiana in tutta la sua bellezza e ricchezza, abbiamo bisogno di formarci e di formare, di metterci in ascolto della Parola di Dio, che è Gesù, e di camminare insieme (nel senso di ‘comportarsi’) come Gesù ha camminato. “La vita cristiana è l’esistenza umana vissuta come Gesù Cristo stesso l’ha vissuta”. Le pratiche e i riti religiosi, senza questa tensione di vita, diventano formalismo incomprensibile e, quindi, presto rifiutati, non solo dai giovani. Non dimentichiamo la vivacissima polemica di Gesù nei confronti del formalismo religioso dei suoi tempi. Se è vero che senza la domenica non possiamo vivere, e so che a molti fedeli questo può sembrare già troppo vista la percentuale di chi partecipa alla santa Messa, è altrettanto vero che non possiamo essere cristiani solo di domenica e solo alla Santa Messa.
Tutto ciò ci richiede un rinnovato sforzo nella formazione che continueremo a promuovere anche nel prossimo anno pastorale che avrà come suo centro l’anno giubilare sulla misericordia indetto da Papa Francesco. Sono convinto che la prima misericordia verso le persone è la formazione in quanto con essa si prevengono i mali e “prevenire è meglio che curare”. Poiché non è possibile prevenire tutto, con misericordia dovremo anche chinarci sempre a curare i mali dell’umanità con i nostri ospedaletti da campo che sono le parrocchie e la diocesi. Proprio per questo il Papa insiste su una Chiesa ‘ospedale da campo’, in uscita e missionaria, che vuol dire una Chiesa capace di lasciare schemi e pratiche pastorali desuete, capace di uscire da mentalità legate solo al passato, fedele al Vangelo il quale manda nel mondo a vivere, in esso, lo stile di vita di Gesù. Se non formiamo noi stessi all’autenticità del Vangelo e della vita cristiana e non ci impegniamo nella formazione, dovremo moltiplicare sempre più gli ospedali da campo, nei quali rischiamo di finire noi stessi. Siamo cristiani non perché ci diciamo tali, ma perché cerchiamo – con le nostre povertà, fatiche e debolezze e anche con il nostro peccato, per cui abbiamo sempre bisogno della misericordia di Dio – di vivere da cristiani nella Chiesa e con la Chiesa, questa di oggi, non quella del passato.»
In seguito il vescovo Carlo ha presentato alcuni organismi di comunione e corresponsabilità, come il Consiglio degli Affari Economici Parrocchiali (CPAE) e il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP); egli ha anche sottolineato l’importanza di una maggiore collaborazione tra le varie parrocchie di una vicaria, specialmente in ambiti come la pastorale giovanile, la pastorale della fragilità e la pastorale familiare. Infine il vescovo ha ricordato ai presenti il Giubileo della Misericordia, che si aprirà il prossimo 13 dicembre: in merito a questo argomento, l’ufficio liturgico organizza dei pellegrinaggi di vicaria verso la Porta Santa (indicati nel calendario diocesano) e un pellegrinaggio diocesano a Roma sabato 16 aprile 2016. «Facciamo in modo che il giubileo diventi un’occasione di grazia per crescere nello spirito dell’unità della diocesi – ha affermato il vescovo Carlo in merito a questo argomento – e ci aiuti ad avere più misericordia gli uni verso gli altri, ad imitazione della misericordia che Dio ha verso ciascuno di noi.»
Nella serata di venerdì 18 settembre la diocesi si è riunita nuovamente a Centobuchi per partecipare stavolta a degli incontri organizzati dai responsabili dei vari uffici pastorali, divisi negli ambiti giovani, fragilità, famiglia, annuncio del vangelo, comunicazioni sociali. I responsabili hanno illustrato ai partecipanti il cammino proposto per questo nuovo anno pastorale, che potrete consultare scaricando il formato pdf Cammino anno pastorale
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