“Papa Francesco non avrebbe potuto avere un pubblico più diviso e, nello stesso, più bisognoso di ascoltarlo”. Con questo incipit, la redazione del “New York Times” ha salutato l’arrivo del Papa in Usa. In un editoriale non firmato (che rappresenta quindi l’opinione dell’intera redazione) il principale giornale della East Coast ha esaminato “La sfida del Papa all’America” (questo il titolo dell’articolo). Il bisogno di ascolto del pubblico americano, hanno spiegato, nasce dalla necessità di “avere risposte alle vere domande del mondo”. La politica Usa invece, hanno scritto, è diventata abile soprattutto “nell’arte di eludere” questo tipo di domande. Un’apertura di credito impressionante che spiega molto bene anche le reazioni contrastanti ed esagerate che si sono registrate nei primi giorni del viaggio del Papa in Usa.
Non tutti i commentatori Usa, infatti, lo hanno accolto nello stesso modo. Rich Lowry, sul “New York Post”, ha scritto un duro editoriale intitolato “Papa Francesco, grande negli ideali, piccolo nelle soluzioni”. Il Papa, secondo Lowry, “è una figura carismatica, ma a giudicare dal suo discorso al Congresso, non è esattamente un oratore”. Nell’editoriale il Papa viene accusato di avere strizzato l’occhio alle parole d’ordine del Partito Democratico (rispetto per l’ambiente, lotta alle diseguaglianze) e di non aver approfondito i temi più scottanti (aborto, omosessualità). “Davanti al Congresso – si legge sul ‘New York Post’ – Francesco ha parlato spesso in modo generico ed era impossibile dissentire. Chi è che non crede che gli immigrati debbano essere trattati come persone? Chi è che non vuole combattere la povertà e la fame? Chi è che non ha la speranza di porre fine ai conflitti armati?”.
Gli americani, inoltre, sono rimasti molto impressionati dalla tappa a Cuba. Nelle attese dell’opinione pubblica Usa, democratici e repubblicani sono uniti, ha scritto Jonathan S. Tobin su “Commentary”, circa “il messaggio di speranza di un uomo di fede molto rispettato”. Il problema, però, secondo l’analisi pubblicata da “Commentary”, è che “c’è almeno un punto sul quale coloro che ammirano il Papa hanno motivo per essere delusi. Nella sua visita a Cuba prima di venire negli Stati Uniti, il Papa non ha insistito per incontrare i dissidenti (gli oppositori al governo di Fidel Castro, n.d.r.). L’unica opportunità per un breve saluto del Papa ai membri delle “Ladies in White”, un coraggioso gruppo di parenti dei dissidenti incarcerati, è stato impedito dalle autorità cubane. Questo è profondamente triste”.
Craig Shirley, biografo di Ronald Reagan ed esperto di “public affairs”, nello stesso giorno dell’arrivo di Papa Francesco in Usa, ha pubblicato su “U.S. News”, come provocazione, un articolo intitolato “Un altro Presidente, un altro Papa” sul quale campeggiava la foto di Reagan con Giovanni Paolo II. “Mentre Washington questa settimana celebra la visita di Papa Francesco, vale la pena ricordare la prima volta che un Pontefice e un Presidente lavorarono insieme e sconfissero il più grande nemico della libertà e della dignità umana che sia mai esistito. Misero fine infatti alla Guerra fredda”, ha scritto Shirley.
Molta attenzione, infine, è stata dedicata dai giornali Usa alla questione dei migranti. Le notizie che arrivano dall’Europa, infatti, hanno molto eccitato l’attenzione degli americani. Le stesse parole di Papa Francesco a Obama “Sono figlio di migranti”, hanno avuto una vasta eco sui media. Per questi motivi ha fatto scalpore uno “scoop” di “Associated Press”. Durante la processione a Washington, la papamobile si è fermata per consentire a Papa Francesco di abbracciare e baciare una bimba disabile. Secondo Alicia A. Caldwell di “Associated Press”, “i gruppi di pressione a favore dell’immigrazione avevano pianificato questo momento per mesi”. Le divergenze di opinione fra i giornali americani sono comprensibili. “L’America è stanca degli ingorghi della politica di Washington” e si aspetta molto da questo Papa “gentile ma fermo”, hanno scritto i giornalisti del “New York Times”.
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