DIOCESI – Partirà quest’anno il progetto Policoro nella nostra diocesi, una novità accolta con grande entusiasmo da tutti gli uffici coinvolti (pastorale giovanile, pastorale sociale e del lavoro, Caritas) e dalle varie associazioni laiche che vi hanno preso parte. Dopo un’accurata selezione, è stato nominato il giovane grottammarese Marco Sprecacè come animatore di comunità per la nostra diocesi, ovvero colui che praticamente si impegnerà in questo progetto. Policoro, città in provincia di Matera, è il luogo dove si svolse il primo incontro il 14 dicembre del 1995, subito dopo il III Convegno Ecclesiale Nazionale tenutosi a Palermo. Con “progetto Policoro” si intende il progetto organico della Chiesa italiana che tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia: si vuole affrontare il problema della disoccupazione giovanile, attivando iniziative di formazione a una nuova cultura del lavoro, promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile e costruendo rapporti di reciprocità e sostegno tra le Chiese del Nord e quelle del Sud. Nelle regioni del Sud infatti questo progetto ha riscosso molto successo: nel 2013, 114 diocesi su 225 in Italia hanno aderito al progetto Policoro (6 su 6 in Basilicata) e dopo 15 anni di attività le regioni possono giovare di oltre 500 esperienze lavorative (in particolare consorzi, cooperative e piccole imprese). Non ci restava che incontrare il “nostro” animatore di comunità e riflettere con lui su questa nuova esperienza.
In quanto animatore di comunità, qual è il tuo compito nel progetto Policoro?
L’Animatore di Comunità (AdC) è un laico che opera in profonda sintonia con le tre pastorali (Caritas-Pastorale Giovanile- Pastorale Sociale e del Lavoro) e le filiere delle associazioni che agiscono nel territorio per promuovere in maniera adeguata il Progetto nella Diocesi. L’AdC è un giovane che deve essere impegnato nel sociale, con una certa formazione valoriale e una sensibilità umana, senza tralasciare la maggior competenza possibile, necessaria per attivare reti sul tema del lavoro. Il mio compito sarà quello di agire secondo una logica di servizio, con una cura costante alle relazioni con le persone, specialmente a quelle che non contano, gli ultimi. Per riassumere il mio compito all’interno del Progetto, faccio mie le parole di Papa Francesco, pronunciate qualche tempo fa a Cuba: “La grandezza di un popolo, di una nazione; la grandezza di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. In questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità. Chi non vive per servire, non serve per vivere”.
In cosa consiste in breve il progetto Policoro? Qual è l’obiettivo principale?
Tengo a precisare che il Progetto Policoro non fungerà da “Ufficio di collocamento”. Non possiamo e non vogliamo acquisire prerogative e competenze che spettano ad altri istituti. L’obiettivo principale sarà quello di lavorare insieme per evangelizzare, educare ed esprimere impresa; lavorare insieme a diversi livelli, nazionale, regionale e diocesano, con soggetti ecclesiali e soggetti associativi; evangelizzare la vita e il lavoro, educare le coscienze, specie nei luoghi di disoccupazione, del lavoro nero o non retribuito; esprimere impresa, ovvero dar vita a gesti concreti come cooperative, consorzi, reciprocità nord-sud e fruibilità di competenze.
Come è strutturato il percorso del progetto?
L’impegno dell’Animatore di Comunità ha una durata triennale: sarò chiamato ad una formazione a vari livelli per essere competente e consapevole del mio compito, cioè quello di promuovere il Progetto Policoro, attraverso l’attivazione di una rete tra le pastorali e le realtà territoriali, analizzando il territorio ecclesiale e sociale, nonché conoscere le opportunità legislative e di accesso al mondo del lavoro. Competenze, informazioni, formazione a una nuova cultura del lavoro, valorizzazione delle risorse locali e dei giovani sono quindi messe a disposizione della realtà locale attraverso il lavoro dell’AdC, che si impegna attivamente con l’equipe del Progetto Policoro Diocesana.
Quali erano i tuoi sogni da bambino? Quali sono le tue passioni?
Aristotele diceva che in tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso… Sono sempre stato un amante della natura: il contatto con essa ha influito nella mia esistenza in maniera determinante. Gli animali sono stati, da sempre, la mia vera passione. Da piccolo sognavo di fare il veterinario. Crescendo ho aggiunto molti altri interessi, ad esempio verso il mondo del giornalismo, dell’arte, della fotografia, dell’educazione e molti altri.
Cosa ti aspetti da questo progetto?
Nutro grande speranza per questo progetto, perché segnerà in modo significativo la mia formazione futura. Non nego che tale incarico costituirà una notevole responsabilità e mi auguro di adempierlo con impegno e dedizione. Spero che questa esperienza possa portare buoni frutti ai giovani della nostra comunità e che possa aiutarli a guardare lontano, con coraggio e determinazione verso i loro obiettivi con una nuova cultura del lavoro.
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