“La parola di Gesù è forte oggi: ‘Guai al mondo per gli scandali’. Gesù è realista e dice: ‘È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale avviene lo scandalo’. Io vorrei, prima di iniziare la catechesi, a nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano, vi chiedo perdono”.
Parole di Papa Francesco, all’inizio della catechesi nell’udienza generale di stamattina, mercoledì 14 ottobre, a commento del capitolo 18 del Vangelo di Matteo. Poche parole. Quasi un colpo di frusta. Un grido al mondo. Un atto di verità e di giustizia. Senza aggiunte, né precisazioni per significare a quali vicende di attualità intendesse riferirsi in particolare.
A noi viene spontaneo, quasi necessario, porci delle domande, per poter meditare su questo nostro mondo, sulla nostra Chiesa… su Roma e sul Vaticano, considerando che proprio il Papa ha citato questi due “ambienti” sociali ed esistenziali. E, immediatamente, ci vengono alla mente le vicende romane di “Mafia Capitale” o quelle del monsignore della Curia che ha dichiarato la propria omosessualità, vissuta con un “compagno”, dandone notizia, provocatoriamente, proprio alla vigilia dell’apertura del Sinodo sulla famiglia e della pubblicazione di un libro sulla sua vicenda.
Allo stesso tempo, pensiamo anche allo scandalo di chi pubblica indebitamente notizie finalizzate al legittimo confronto interno al Sinodo, allo scopo di fare scoop, per turbare il clima dei rapporti nel cuore della Chiesa. Scandalo non è soltanto fare il male esibendolo sfacciatamente; è anche creare sospetti, gonfiare notizie allo scopo di creare turbamento. Scandalo quindi anche usare illegittimamente la notizia vera per creare tensioni e divisioni.
Gesù dice, e il Papa ricorda, che “è inevitabile che vengano gli scandali”: una sacrosanta verità. Da quando il mondo è mondo, da quando la Chiesa è Chiesa, nel Vangelo stesso, gli scandali sono sempre esistiti. Non furono scandalo il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro? Non furono, seppure in maniera diversa, scandalo le tensioni per il potere tra gli apostoli stessi? Si ricordino i figli di Zebedeo che chiedono potere e gli altri che protestano… E negli atti degli apostoli, Anania e Saffira… Sempre ci sono stati e sempre ci saranno “finché il sole risplenderà su le sciagure umane”. Ma questo non giustifica chi gli scandali li procura, né chi li gestisce per scopi di potere, di affermazione personale o di calunnia contro la Chiesa. Quel che conta è che agli scandali, specialmente nel mondo ecclesiale, non ci si può, non ci si deve rassegnare. E che chi sta alla guida della Chiesa non faccia il gioco delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano.
La Chiesa è al servizio della Verità di Dio e della verità dei comportamenti umani: nascondere gli errori, i peccati, gli scandali esistenti dentro la Chiesa stessa non è scelta costruttiva, bensì distruttiva. Che si trasforma inevitabilmente in un altro scandalo, quello del fariseismo, dell’ipocrisia.
L’amore di verità che deve animare ogni cristiano, a partire dai pastori, deve portare a riconoscere gli errori che nel seno della Chiesa avvengono: riconoscerli, condannandoli, per chiedere conversione, offrendo misericordia, a chi ne è responsabile. E allo stesso tempo, per chiedere perdono a coloro che dagli errori dei cristiani vengono offesi e scandalizzati.
La Chiesa della misericordia, predicata quotidianamente da Papa Francesco, non è Chiesa della dimenticanza o della falsità: è Chiesa che riconosce i peccati dei suoi figli, anche di quelli che nel corpo ecclesiale hanno serie responsabilità. Li riconosce predicando però sempre, secondo l’insegnamento di Gesù: guai a quell’uomo, a quei cristiani, a quegli uomini di Chiesa, preti o vescovi che siano, a causa dei quali avvengono gli scandali.
Dobbiamo dire un grazie grande a Papa Francesco, uomo di Dio, pastore della misericordia, testimone della verità su Dio, sulla Chiesa e sull’uomo. Sul peccato dell’uomo, anche dell’uomo “di Chiesa”.
Un grazie al vescovo di Roma per la sua umiltà che lo porta a chiedere perdono a chi riceve scandalo. Non mancherà chi lo condannerà per questo. Ma non sarà certo la sua coscienza a condannarlo. E men che meno il suo e nostro Signore.
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