“I missionari sono uomini e donne in uscita: uscita da se stessi, dai tanti propri mondi, dalle proprie visioni, per incontrare l‘altro”; “il cammino missionario abita le frontiere dove l‘umano è messo alla prova, abita le periferie”: sono i primi due punti del “contributo” della Chiesa missionaria che è in Italia (Missio, Fondazione Cum, Focsiv, Cimi, Suam) al 5° Convegno ecclesiale nazionale (Firenze 9 – 13 novembre). “Il nostro umanesimo – dicono i missionari – parte dai poveri e si realizza con i poveri”. Vivere nelle periferie “ci ha fatto sperimentare modi diversi di essere chiesa: una chiesa che veste il grembiule”, apre le “porte all‘accoglienza e alla partenza”, è “laboratorio di fraternità, di incontro fra popoli e religioni, dove si sperimenta la carità e la solidarietà”, si legge ancora nel testo. “Nel proporre un nuovo umanesimo – l‘ultimo punto – i missionari sentono impellente la necessità di tornare all‘uomo Gesù, rimettendo al centro della comunità la Parola di Dio”. Di qui un appello: “Alla nostra Chiesa italiana” chiediamo “di restare fedele al mandato missionario di Gesù. Sicuri che l‘incontro e lo scambio tra chiese sorelle potrà aiutarla e sostenerla nella sua ricerca di un nuovo umanesimo e di vie nuove per annunciare il vangelo in questo nostro tempo”.
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