Di lauretanum
DIOCESI – Un alto momento di formazione e di approfondimento teologico e pastorale è stato vissuto da tutta la Chiesa diocesana nell’intera giornata di Mercoledì 14 ottobre u. s. grazie alla presenza del Professor don Dario Vitali, docente di Teologia dogmatica (Ordinario nella cattedra di Ecclesiologia) alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e sacerdote, per ben venticinque anni Parroco, nella Diocesi suburbicaria di Velletri-Segni. Dopo essere intervenuto tempo fa su temi ecclesiologici in margine alla 56ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana «sul modello di prete oggi», indicando il Presbiterio come luogo decisivo per definire un profilo di ministro ordinato per la Chiesa di oggi, don Dario ha offerto una fruttuosa riflessione ai nostri sacerdoti nella mattinata e nel primo pomeriggio di ieri, ospiti dei locali della Parrocchia della Gran Madre di Dio, in zona Ischia I di Grottammare.
La tesi proposta dal suo intervento, ricca di conseguenze pastorali, sulle quali prima e dopo il pasto fraterno, condiviso in un vicino ristorante, i sacerdoti presenti si sono confrontati col Relatore, è che il Sacerdozio «partecipato dal vescovo e dai presbiteri, si manifesta e si esercita in forma radicalmente comunionale, fondata su un legame di reciprocità tra Vescovo e Presbiterio, per cui non esiste Presbiterio che intorno a un Vescovo e, reciprocamente, non esiste un Vescovo senza il “suo” Presbiterio».
In serata poi, presso il salone della Casa “Maria Immacolata” delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione di San Benedetto del Tronto, ben introdotto dal nostro Vescovo Carlo, che con don Dario condivide le origini bresciane, il Relatore ha potuto presentare ai numerosi Fedeli partecipanti una corposa riflessione sull’importanza di una maggiore collegialità nel governo della Chiesa, istanza che, pur sancita dottrinalmente da Lumen Gentium, ha conosciuto una debole recezione nel post-Concilio. Infatti per don Dario il «primo passo da fare consiste nel ristabilire la chiara distinzione dei soggetti e delle loro funzioni, in un rapporto di necessaria circolarità. Solo una Chiesa in cui siano rispettati i tre momenti della profezia, del discernimento e dell’attuazione di ciò che si è individuato come strada da seguire può veramente garantire quelle dinamiche partecipative che alimentano la comunione ecclesiale senza risolversi in livellamento e omologazione».
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